Dopo la richiesta, da parte del procuratore generale, della conferma della sentenza di primo grado, ieri è stata la volta dei difensori degli imputati di Sambuca e Menfi discutere davanti ai giudici della quarta sezione della Corte di Appello di Palermo per chiedere la riforma della sentenza e l’assoluzione dei loro assistiti.
Hanno discusso i difensori di Salvatore Calcara, di 52 anni, di Sambuca, e Marco Bucalo, di 34, di Menfi nel processo d’appello per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina scaturito dall’operazione “Caronte”.
Il reato contestato è favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e la vicenda riguarda due presunti sbarchi, nel 2017, nelle coste trapanesi. Calcara, difeso dagli avvocati Carmelo Carrara e Accursio Gagliano, era stato condannato dal Tribunale di Marsala a 5 anni e 3 mesi. Bucalo, assistito dagli avvocati Luigi La Placa e Filippo Guagliardo, a 5 anni.
I difensori di Bucalo hanno sostenuto che non c’è prova del fatto da lui commesso perché nello sbarco del 2 gennaio e in quello del 17 febbraio non vi erano intercettazioni, ma accertamenti successivi con un contatto telefonico con uno degli scafisti, senza conoscerne il contenuto. Nel secondo sbarco la cella del telefonino di Bucalo non risultava agganciata a Capo Granitola, ma a Cipollazzo di Menfi. Ed ancora, gli stessi clandestini, secondo una nota del Gico della Guardia di Finanza, sarebbero sbarcati la stessa notte a 50 chilometri di distanza.
La difesa di Calcara, con gli avvocati Carmelo Carrara ed Accursio Gagliano, ha sostenuto l’estraneità ai fatti del loro assistito e depositato una memoria per sostenere l’incostituzionalità della norma che prevede le aggravanti.
Il 31 marzo le ultime arringhe dei difensori di altri imputati e la sentenza.
Nella foto, gli avvocati Accursio Gagliano e Luigi La Placa