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La seconda Guerra Fredda

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Il direttore dell’Ispi l’ istituto di studi di politica internazionale, Paolo Magri intervistato da Fanpage.it ha parlato del conflitto in Ucraina e dei suoi sviluppi. Per lui è molto alto il rischio di un’escalation e non solo è probabile anche un allargamento del conflitto verso altri paesi. Ad incrementare questo rischio per Magri sarebbe anche il flusso ininterrotto di armi verso Kiev dall’Occidente. Questo assetto potrebbe portare ad una seconda guerra fredda.

Speriamo che una terza guerra mondiale sia da escludere. Ma una seconda guerra fredda, con un mondo diviso tra blocchi, da un lato le democrazie e dall’altro i sistemi non democratici, è uno scenario probabile. Quindi un mondo più regionalizzato anche a livello economico, non globalizzato dove si fanno affari con tutti“, ha detto Magri.

Per il direttore il mondo rischia di dividersi di nuovo in due blocchi Occidente e Russia proprio come durante la Guerra Fredda. L’ordine mondiale si dividerà in paesi democratici da un lato, capitanati dagli Stati Uniti e dall’altro i paesi autoritari come Russia e Cina e altri paesi sovranisti in tutto il resto del mondo. “Questo sarebbe uno scenario catastrofico. Per ora però possiamo dire che questa guerra sta rendendo tutto quanto il mondo un po’ più povero”.

Questa nuova guerra fredda porterà serie conseguenze dal punto di vista economico anche in Europa che si trova nel mezzo tra questi due schieramenti. In un mondo globalizzato con le economie e gli scambi commerciali che dominano il mercato l’Ue si troverà in difficoltà. Dalla Russia importa energia e le conseguenze le stiamo pagando, ma in Cina l’Europa ha il suo distaccamento di settore secondario.

La Russia ci forniva materie prime a basso costo, la Cina è la nostra fabbrica e il nostro mercato. Molte aziende italiane producono in Cina, perché costa meno, e vendono moltissimo in Cina. Che è l’economia che cresce di più a livello mondiale”, ha aggiunto. Se questo nuovo ordine mondiale dovrebbe coinvolgere anche la Cina sarebbe un grave problema per le economie europee.

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