Sigilli al patrimonio di Gianfranco Becchina, collezionista d’arte di Castelvetrano che secondo le indagini della Direzione investigativa antimafia di Trapani, coordinate dal procuratore di Palermo Francesco Lo Voi e dal sostituto Geri Ferrara, accusato di aver finanziato il superlatitante Matteo Messina Denaro.
Il provvedimento a firma della sezione Misure di prevenzione del tribunale di Trapani presieduto da Piero Grillo ripercorre trent’anni di indagini nei confronti di Becchina, la cui posizione sembrava ormai chiusa con una sentenza che dichiarava la prescrizione su tanti traffici internazionali di reperti archeologici. Ma le dichiarazioni del pentito Giuseppe Grigoli hanno riaperto il tutto. L’ex numero uno dei supermercati Despar in Sicilia, ha infatti raccontato ai pm della direzione distrettuale antimafia di Palermo di aver ricevuto delle buste piene di soldi da Becchina, fra il 1999 e il 2006, buste che aveva il compito di consegnare a Vincenzo Panicola, vicinissimo alla primula rossa perchè cognato di Denaro, quest’ultimo secondo molte rivelazioni dei boss oltre che un amante del lusso e delle belle donne avrebbe anche una passione per le opere d’arte ereditata direttamente dal padre. A quanto pare, sempre secondo i racconti dei pentiti, sarebbe stato Messina Denaro junior in persona ad aver commissionato il furto del Satiro Danzante.
L’inchiesta di oggi, intanto, ha portato ai sigilli per una girandola di società, una tra le altre cose risulta proprietaria di un’ala dell’ex castello “Bellumvider” realizzato nel 1239 per accogliere Federico II, poi diventato il Palazzo ducale dei principi Pignatelli Aragona Cortes Tagliavia, uno dei palazzi simbolo del centro storico di Castelvetrano.