Conclusasi le audizione delle città candidate, rimane solo l’attesa della decisione.
Agrigento, unica città siciliana in lizza, vive oggi una vigilia carica di tensione, in un clima dove ottimismo e scetticismo emergono piuttosto alla pari nelle discussioni al bar e nei social.
“Abbiamo presentato il nostro dossier per Agrigento Capitale della Cultura 2025, è andata bene, è stato apprezzato il lavoro che è stato fatto in questo anno e mezzo. Penso che Agrigento ce la possa fare”, ha dichiarato il Sindaco Franco Micciché all’uscita dalla sala Refettorio di palazzo Venezia a Roma, dove lo scorso 27 marzo la candidatura è stata presentata alla giuria del ministero della Cultura.
Al “Fatto Quotidiano”, il sottosegretario, critico dell’arte, Vittorio, avrebbe invece sbottato (ma ha poi smentito): “Deve essere una città piccola, chiamano Agrigento, ma quale caxxo di Agrigento? Credo che all’80% vincerà l’Umbria, perché è una regione che non ha ancora avuto la capitale”.
Ma neppure la presunta stroncatura di Sgarbi ha sollevato la bufera che era lecito attendersi in una città dove da tempo innanzitutto i residenti lamentano un atavico malessere per mille ragioni, tutte legate ai numerosi problemi che hanno sempre collocato la Città dei Templi nelle ultime posizioni nelle classifiche sulla qualità della vita.
Già nei secoli passati i viaggiatori illustri che arrivavano a Girgenti (l’antico nome di Agrigento) mettevano a confronto la travolgente bellezza della Valle dei Templi (patrimonio dell’umanità) e del paesaggio naturale con la brutta e fatiscente cittaduzza stretta dentro le sue antiche mura sul colle.
Tra le colonne doriche i segni di una ricca e splendida civiltà chiamata da Pindaro “la più bella tra i mortali”; nelle strade e nelle case dei contadini e zolfatari di Girgenti le piaghe di una millenaria infelice condizione umana, contro cui era evidente che ben poco faceva chi era chiamato a soccorre quelle popolazioni, decimate dalla miseria, dall’ignoranza e dalle malattie. Con classe politica ed imprenditoriale connivente allora (ma solo allora) con la mafia e i poteri forti.
E ieri come oggi da quelle strade e case si emigrava e si emigra, spesso per le stesse ragioni: disoccupazione e servizi al minimo, in un angolo del mondo dove non manca nulla per dare benessere e salute. Ma dove storia, cultura, natura non si incontrano da tempo con la cura, le capacità organizzative, la vision, la creatività di chi pur si candida ad ogni elezione, sostenendo di volere dare una svolta alla vita degli agrigentini e sistematicamente tradisce, secondo gli agrigentini, quelle promesse, gridate oggi su grandi cartelloni elettorali.
E così è stato anche in occasione della candidatura della città a Capitale della Cultura 2025. Da tutti i protagonisti la promessa che se domani la giuria proclamerà Agrigento vincitrice, inizierà per tutti un futuro migliore, grazie allo slancio che verrà dalle risorse che arriveranno, dal turismo, dall’attenzione dell’Italia verso questa terra sfortunata.
“E perché no ?”: pensano alcuni.
Ennesima illusione, secondo altri.
Alla giuria del premio è arrivato il dossier di Agrigento. Basterà ad imporsi rispetto alle troppe carenze di una città dove, un nuovo questore appena arrivato dice che la mafia “una volta si occupava della vendita di zucchine o animali, adesso si dedica al settore di gioco e scommesse, allo street food e siede nei cda di banche del Nord Europa o in multinazionali” ? Crederanno i giudici, come gli ottimisti agrigentini, che il premio sarà per la Città dei Templi un volano o penseranno, come i pessimisti, che è tutto fumo negli occhi, già visto da decenni? Domani ottimisti e pessimisti seguiranno con animo diverso la diretta televisiva. Sarà storia o mitologia ?
Questo il link per seguire la diretta:
https://www.youtube.com/watch?v=lim2ZdYuHe4
Elio Di Bella