Adesso la sentenza è definitiva ed è stato notificato un ordine di carcerazione a Marco Bucalo, di 37 anni, di Menfi, coinvolto nell’inchiesta “Caronte” su uno sbarco clandestino sull’asse Sicilia-Tunisia. Il menfitano deve scontare 3 anni e 6 mesi di reclusione ed è stato trasferito in carcere. In primo grado era stato condannato a 5 anni per due sbarchi, i giudici d’appello hanno disposto l’assoluzione per uno di questi e per un altro capo d’imputazione, di contrabbando di sigarette, e ridotto la pena a 4 anni e 5 mesi per un solo sbarco.
I difensori di Bucalo, gli avvocati Luigi La Placa e Filippo Guagliardo, hanno sempre sostenuto che non c’è prova del fatto a suo carico perché nello sbarco del 2 gennaio e in quello del 17 febbraio non vi erano intercettazioni, ma accertamenti successivi con un contatto telefonico con uno degli scafisti, senza conoscerne il contenuto. Nel secondo sbarco la cella del telefonino di Marco Bucalo non risultava agganciata a Capo Granitola, ma a Cipollazzo di Menfi. Questo attraverso una consulenza della difesa. Adesso la difesa prepara un’istanza di sospensione dell’ordine di carcerazione.
Nella stessa vicenda, ma per ipotesi di reato diversa, meno grave, coinvolto anche il sambucese Salvatore Calcara, di 54 anni, difeso dagli avvocati Accursio Gagliano e Carmelo Carrara, per il quale è stata confermata dalla Cassazione la condanna a un anno e 4 mesi per una presunta falsa denuncia del furto di un gommone. Pena quasi interamente scontata.
Conferma da parte della Cassazione anche per un’ipotesi di false dichiarazioni a 8 mesi (pena sospesa) per Lillo Barbera, di 53 anni, di Menfi, difeso dall’avvocato Michele Barbera. Il procuratore generale per Barbera aveva chiesto che il ricorso della difesa venisse accolto.