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Inchiesta avviata grazie alle rivelazioni del pentito di Menfi, Vito Bucceri. Estorsioni anche ai centri di accoglienza

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L’indagine, che questa mattina, ha disarticolato i mandamenti delle famiglie mafiose agrigentine,  è durata oltre due anni e si è avvalsa di intercettazioni, pedinamenti, testimonianze delle vittime di estorsione: perché chi non pagava, riceveva atti intimidatori.
Un importante contributo alle indagini è arrivato anche dalle dichiarazioni dei pentiti, soprattutto quelle di Vito Bucceri, l’ultimo mafioso agrigentino che ha scelto di svelare i nuovi assetti di cosa nostra nella provincia e che è attualmente detenuto. L’operazione “Montagna” ha svelato come la mafia agrigentina si occupasse principalmente di estorsioni, voti di scambio e controllo degli appalti pubblici.

L’organigramma mafioso, ci consegna anche giovani boss in ascesa come Francesco Fragapane, tra gli arrestati, a soli 37 anni era un rampollo di Cosa nostra. Reggente del mandamento di Santa Elisabetta e di un grande mandamento, chiamato “della montagna”, che racchiudeva sotto di se anche i paesi di San Biagio Platani, Cammarata, San Giovani Gemini, Sant’Angelo Muxaro, Casteltermini, Favara, Raffadali, Santo Stefano di Quisquina, Bivona, Alessandria della Rocca. La mafia agrigentina si occupava e si alimentava di estorsioni. 11 accertate a ditte che si occupavano anche di appalti pubblici, 12 quelle tentate,, di voto di scambio, di gestione di appalti pubblici, di imposizione di slot machine e videopoker, ma anche di piazzare propri uomini nelle amministrazioni comunali e di trafficare con la droga. Tra gli arrestati dell’operazione antimafia di questa notte spicca il nome di Santo Sabella, sindaco di San Biagio Platani, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa.
Ma ciò che è emerso dall’indagine, è di come la mafia agrigentina, cercasse di mettere le proprie mani perfino sull’accoglienza dei migranti. Infatti, le indagini dei carabinieri hanno svelato due episodi di tentata estorsione. Le intercettazioni hanno svelato che nel 2014 il clan stava tentando di indurre il titolare della associazione Omnia Academy di Favara a versare la “messa a posto” ma anche a accettare di assumere la figlia di un uomo al servizio della cosca. Erano 15 i minori ospiti nella struttura e già il sindaco di Cammarata, Vito Mangiapane, aveva visto la figlia assunta “approfittando della sua posizione”, scrive il giudice Serio che definisce Mangiapane anche “uno dei contatti diretti” di Calogerino Giambrone . L’estorsione e anche le assunzioni suggerite non vanno poi  a buon fine scatenando l’ira di Giambrone: “Gli avevo detto che non mi interessavano più i picciotti ma di avere i soldi”.
In un altro caso, la tentata estorsione alla coop San Francesco di Agrigento,  la struttura sarebbe stata messa su direttamente con le autorizzazioni comunali  ottenute grazie ai buoni uffici di Cosa nostra. Un affare mai realizzato ma sul quale i progetti della mafia agrigentina erano quelli di ottenere assunzioni, ma anche una percentuale su ogni migrante accolto.
Quattro le aziende che con l’operazione di oggi sono state poste sotto sequestro: sono le aziende”V. & F. Group” srl di Agrigento, “Mg Giochi” di Traina Nazarena con sede a Cammarata, il centro scommesse “GoldBet” di corso Umberto I a Casteltermini e “LI.Ve.Ca.” srl con sede a Racalmuto. Sigilli anche ai patrimoni aziendali delle imprese individuali di Stefano Valenti, Gerlando Valenti e Vincenzo Spoto.

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