Durante gli spettacoli dell’edizione 2024 del Carnevale di Sciacca, una figura iconica è stata ricordata con affetto e reverenza: Emanuele Scaduto. A vent’anni dalla sua scomparsa, la sua eredità artistica continua a risplendere nell’animo della città di Sciacca.
Emanuele Scaduto è il cuore pulsante di un’epoca, un’era che ha segnato profondamente la vita culturale e musicale della comunità. La sua carriera straordinaria si estende per oltre cinquantacinque anni, un’epopea di passione e dedizione alla musica e allo spettacolo.
Negli anni ’40, a soli sedici anni, Scaduto formò l’orchestra “I gatti selvatici”. Le sue composizioni, molte delle quali eseguite durante il Carnevale di Sciacca, hanno scolpito la tradizione musicale locale, definendo uno stile unico che va al di là delle semplici categorizzazioni.
Da tromba solista della “Jazz Hot Cicino” agli esperimenti teatrali e alle collaborazioni con gruppi folkloristici come “Li Burgisi”, Scaduto ha lasciato un’impronta indelebile. Il suo spirito collaborativo e il suo sostegno ai giovani talenti lo hanno reso un faro nella comunità musicale.
La sua sensibilità artistica si è manifestata in opere teatrali come l’adattamento della novella “Nedda” di Giovanni Verga e nella creazione di musiche originali per produzioni teatrali locali.
Ma è attraverso le sue canzoni che Scaduto ha veramente incantato il cuore di Sciacca. Brani come “Cu è chi fù”, “Terra mia”, e “Il canto di Li Burgisi” sono diventati inno alla città, celebrando le sue bellezze e le sue tradizioni con fervore e passione.
La sua musica, ispirata e autentica, è stata un riflesso dell’amore profondo che nutriva per Sciacca e il suo popolo. Ogni nota, ogni verso, era un omaggio alla sua terra e alla sua gente, un invito a preservare e valorizzare le ricchezze naturali e culturali che la città custodisce.
E Il suo ultimo inno, “Metamorfosi” del Carnevale di Sciacca 2001, risuona ancora oggi come un appello a proteggere e trasformare la città in un luogo di bellezza e prosperità per le generazioni future.