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La mamma di un bimbo autistico: “Trattata male nell’Ortopedia di Sciacca”

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Sarebbe stata trattata male in ospedale. La rimostranza arriva dalla mamma di un bimbo affetto da spettro autistico che ha dovuto fare ricorso alle cure dell’Ortopedia del Giovanni Paolo II di Sciacca. Il genitore lamenta il trattamento ricevuto dal medico in servizio.
Il bimbo di soli quattro anni a causa di una caduta nei giorni precedenti era stato dimesso con una fasciatura rigida e diagnosi di frattura composta e rinvio al 4 di aprile e valutarne il decorso. Ma la fasciatura cede e per questa ragione la mamma torna al Pronto soccorso dove fa presente che il bambino è autistico e che si innervosisce molto, soprattutto negli ospedali, e “in maniera oltremodo professionale e gentile” viene immediatamente fatta passare e mandata nel reparto di Ortopedia.
Qui la mamma racconta di aver vissuto uno dei momenti più umilianti.
“La prima volta – scrive la signora in una lettera indirizzata alla direzione sanitaria e al Tribunale dei Diritti del Malato – che sono scoppiata a piangere per il modo in cui io e il mio bambino siamo stati trattati da un medico. Sono stata fatta entrare alle 12.50, ossia per ultima, con il bambino ormai stremato e nervosissimo. Tremavo solo al pensiero di come avrebbe reagito essendo toccato dopo tutta questa attesa.
Al medico faccio presente che eravamo lì con un giorno di anticipo a causa del collasso della fasciatura. Mi guarda e mi chiede cosa volessi. Rispondo che vorrei lo visitasse ed eventualmente decidere se rifare la fasciatura. Mi risponde “vabbe`”.
Procedo a spogliare mio figlio, tirando fuori un braccio alla volta dalla maglietta a cui avevo fatto apposite modifiche a causa della fasciatura. Lui mi guarda e mi dice: “Ma si toglie così la maglietta? Per forza che è caduta la fasciatura, e poi viene qui…”. Dopo averlo visto mi dice: “Vada a comprare il tutore per cortesia”. Chiedo se dovessi tornare da lui ma mi risponde che glielo avrebbero applicato direttamente dove lo vendevano.
Prima di andarmene chiedo se fosse confermato l’appuntamento del giorno 4 aprile 2024 e chiedo altresì se avessi dovuto passare dal pronto soccorso o se avessi dovuto recarmi direttamente in reparto. La sua riposta è stata: “Ma lei sa leggere? Ha letto quello che le ho scritto nel referto?”. Rispondo di sì. “E non ha letto che deve farsi fare le prescrizioni dal medico di base?”. Rispondo che non avevo letto nulla di simile.
Chiedo scusa e mi dichiaro ignorante in materia, implorandolo di spiegarmi cosa dovessi fare. Non mi parlava. Richiedo per favore di aiutarmi. Il medico mi risponde: “È scritto tutto nel foglio che le ho dato”. Gli chiedo nuovamente di spiegarmi, facendo presente che ho già tante preoccupazioni con il mio bambino e forse era umano non avere competenza su frasi e abbreviazioni mediche. Mi risponde così: “Deve farsi fare due prescrizioni (indicandomi quella famosa frase). Ora se ne vada che è tardi e probabilmente ora troverà chiuso anche il negozio dei tutori”.

La mamma, infine, nella sua missiva- rimostranza al Tdm di Sciacca sottolinea come una persona autistica non può aspettare tante ore su una sedia, non sa sostenere un tempo prolungato e questo amplifica tutta una serie di problematiche. Dopo una lunga attesa, ad esempio, sarà ancora più difficile visitarlo.
“Io sono profondamente turbata, indignata, sconcertata”, scrive la mamma”.

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