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Sindaci del Riberese a Di Mauro: “Senza acqua della diga Castello per le campagne perderemo gli impianti”

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Il trasferimento dell’acqua dal Gammauta al Castello non è sufficiente per salvare gli impianti agricoli di 12 comuni agrigentini. Lo hanno ribadito oggi i sindaci di Ribera, Alessandria della Rocca, Bivona, Burgio, Caltabellotta, Calamonaci, Cattolica Eraclea, Cianciana, Montallegro, Lucca Sicula, Santo Stefano Quisquina e Villafranca Sicula all’assessore regionale all’Energia, Roberto Di Mauro.

La richiesta avanzata e per la quale si attende una risposta venerdì 24 maggio riguarda l’assegnazione di almeno 2,5 milioni di metri cubi d’acqua dalla dotazione attuale della diga Castello che è di 9 milioni e 80 mila metri cubi.

“Il trasferimento di 120 litri al secondo, dal Gammauta al Castello, che verrà consacrato, sempre venerdì, in un disciplinare – dice Ruvolo – non è sufficiente. Intanto, tutta l’acqua, le fluenze che vanno ad accumularsi nella diga Gammauta attraverso le varie sorgenti del Sosio, devono essere trasferite attraverso la bretella nella diga Castello. Enel Green Power deve sospendere la produzione di energia elettrica fino al termine dell’emergenza. Noi vogliamo, inoltre, che vengano trasferiti almeno 2,5 milioni di metri d’ acqua dalla diga Castello per usi irrigui. Questo consentirebbe al Consorzio di bonifica di programmare due irrigazione, anche se ridotte, per salvare gli impianti. Il frutto, la produzione, è già compromessa. Il consorzio nelle annate serene ha fatto almeno 5/6 irrigazioni dando da 800 a 1000 litri a pianta di agrume. Quest’anno si potranno dare da 400 a 500 litri a pianta. L’assessore – aggiunge Ruvolo – ha dato la disponibilità e alla riunione di venerdì, alla presenza dell’Autorità di bacino, si chiederà l’assegnazione”.

Per i sindaci 9 milioni e 80 mila metri cubi di acqua attualmente disponibile nell’invaso calcolando i 2,1 milioni di metri cubi d’acqua destinati fino a dicembre al potabile restano 7 milioni di metri cubi.

“Si può destinare l’acqua anche per uso irriguo – dice Ruvolo – puntando anche sul recupero dall’evaporazione, calcolata in 1,7 milioni, che se le irrigazioni vengono effettuate subito può essere anche evitata”.

Altra richiesta avanzata per la parte riguardante Enel da inserire nel disciplinare ha riguardato i terreni, per circa 500 ettari, non serviti dagli impianti e che prelevano direttamente dal fiume Verdura. “Non deve essere pagata alcuna indennità ad Enel – dice Ruvolo – quando effettua un rilancio sull’alveo del fiume Sosio-Verdura e con gli agricoltori che, autorizzati dal Genio civile, prelevano l’acqua. Abbiamo chiesto che vengano garantiti i rilanci senza alcun indennizzo”. Anche per questo si attendono risposte venerdì in un incontro che si profila come decisivo per diversi aspetti della vicenda.

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