Le accuse sono a vario titolo, di associazione per delinquere di stampo mafioso, estorsione, usura, corruzione e illecita concorrenza aggravate dalla finalità di agevolare Cosa nostra, scambio elettorale politico-mafioso e traffico illecito di rifiuti per sette presunti esponenti della famiglia mafiosa di Sciacca. Cinque sono finiti in carcere e due ai domiciliari.
Cento militari della guardia di finanza, in forza ai reparti di Palermo e Agrigento sono stati impiegati per effettuare l’operazione. Stanno inoltre effettuando perquisizioni in diverse province siciliane e nel Molise, presso abitazioni e sedi societarie dei 22 indagati.
Le indagini avrebbero permesso di ricostruire un capillare controllo economico del territorio da parte della famiglia mafiosa di Sciacca, al cui interno sarebbe emersa un’accesa competizione per la leadership e terminata soltanto alla fine del 2021.In carcere sono finiti: Domenico Friscia, 61 anni, Domenico Maniscalco, di 59 anni; Giuseppe Marciante, 37 anni, Michele Russo, 45 anni; Maurizio Costa, 64 anni, ex dirigente della protezione civile, indagato per corruzione e falso. Ai domiciliari: Vittorio Di Natale, 49 anni, candidato al consiglio comunale di Sciacca, e Rosario Catanzaro, 65 anni.
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