Per uno dei cinque capi d’imputazione di truffa che gli venivano contestati Alfonso Caruana, di 47 anni, di Ribera, è stato condannato per truffa dal Tribunale di Sciacca, in composizione monocratica, a un anno di reclusione e 600 euro di multa. Per gli altri il giudice ha dichiarato il non doversi perchè l’azione penale non doveva essere iniziata per tardività delle querele.
La vicenda per la quale è stata disposta la condanna è del marzo 2017 e secondo l’accusa Caruana, nel dichiararsi rappresentante sindacale presso Poste italiane e nel riferire che l’ente aveva in corso assunzioni previa partecipazione a un corso, avrebbe indotto in errore una donna portandola a consegnargli 9.738 euro per il buon corso della pratica. L’assunzione, mai avvenuta, avrebbe dovuto riguardava la figlia.
Caruana è stato condannato anche al risarcimento alla parte civile per 11.238 euro oltre alle spese per la sua costituzione in giudizio, 2.100 euro. Nello stesso processo venivano contestati a Caruana altri quattro capi d’imputazione di truffa, per un totale di 75 mila euro, sempre per assunzioni a Poste Italiane. Per questi fatti il giudice ha dichiarato nei confronti di Caruana, difeso dall’avvocato Aldo Rossi, il non doversi procedere perché l’azione penale non doveva essere iniziata per tardività della querela.
In questo processo, per un capo d’imputazione di truffa, era imputato anche Vincenzo Picarella, di 52 anni, di Porto Empedocle, che, secondo l’accusa, avrebbe rassicurato una persona sulla veridicità di quanto sostenuto al fine di convincerla a consegnare denaro a Caruana. Picarella è stato assolto per non avere commesso il fatto.
In un altro processo, sempre per l’accusa di truffa, riguardante l’assunzione di due persone alle poste, non doversi procedere perchè l’azione penale non doveva essere iniziata per tardività delle querele sia nei confronti di Caruana che di Antonina Campisciano, di 47 anni, di Ribera.