Sono in corso di distribuzione da questa mattina al Comune di Sciacca quattrocento buoni spesa da quaranta euro ciascuno per l’acquisto di beni di prima necessita’ assegnati a persone e a nuclei familiari in condizione di grave disagio a a seguito dell’avviso pubblico emesso dal dirigente del 3° Settore, Venerando Rapisardi in esecuzione della direttiva del sindaco Francesca Valenti e dell’assessore alle Politiche Sociali Annalisa Alongi.
Il tenore della notizia, diffusa con una nota stampa dall’ufficio di gabinetto del sindaco, rischia di passare quasi come una mera comunicazione di servizio. Ma i numeri, i dati e le circostanze devono indurre a piu’ di qualche riflessione.
Le istanze, presentate lo scorso mese dicembre nell’ambito della Linea d’Intervento 4 prevista dal Regolamento comunale, inserita tra le misure del “Piano di contrasto allo svantaggio economico” sono state davvero un numero considerevole. Quattrocento, infatti, i destinatari della misura secondo la graduatoria stilata sulla base dei parametri reddituali e del numero dei componenti del nucleo familiari. Significa, conti alla mano, oltre mille cittadini che vivono in stato di difficolta’. Un allarme sociale che la citta’ conosce gia’ da qualche anno e che se da un lato ha visto attivarsi in rete sempre più associazioni con strutture in grado di assicurare sostegno e attività indirizzate a quelle fasce di popolazione che oggi si chiamano “svantaggiate”, dall’altro si notano le istituzioni, a partire proprio da quella più vicino al cittadino,come i comuni, sempre più in affanno e con idee confuse sulle linee di intervento.
E’ vero gli enti locali hanno risorse risicate, problemi enormi nel garantire servizi e il Comune di Sciacca in questo non fa di certo eccezione, ma il principio che sta alla base dell’elargizione di una simile misura a sostegno di famiglie che secondo quelli che sono i punti di riferimento e i criteri degli analisti economici, stentano perfino a metter insieme il pranzo e la cena, è ciò che di più miope e mortificante può creare la volontà politica. Segno di un’ipocrisia di fondo, tutta politica forse e anche insita nella società di questo tempo inevitabilmente, che come una sorta di “mano invisibile” lancia a sostegno del cittadino per poi recuperare in termini di aumento delle tasse e dei tributi.
In realtà, la misura che solo dopo tre mesi, finalmente oggi arriverà ai cittadini in difficoltà era stata pensata e congegnata per fine anno, all’ultimo momento perché si avvicinava il Natale. Ma poi le lungaggini della burocrazia, hanno finito per poter materialmente dispensare soltanto alla vigilia della Pasqua il contributo. Sempre festa è, obietterà qualcuno. E qualcun’altro ancora, che non si può fare i più e che i fondi disponibili erano questi e le richieste tante. Lo specifica pure la nota del Comune, d’altronde: “L’importo – si legge – e il numero dei buoni è stato stabilito sulla base delle disponibilità di bilancio e del numero delle istanze”. Ma chiedersi quanto a livello pratico possa realmente incidere la somma rispetto lo stato di chi ha reale bisogno, può sembrare perfino una domanda stupida, banale e quasi populista, tant’è che vale in ogni caso la pena di porsi senza neanche troppa retorica.