Giuseppe Arnone, avvocato, ambientalista e più volte candidato a sindaco di Agrigento, potrà ritornare a scrivere sui social network e a pubblicare libri.
Lo ha deciso la Cassazione che ha infatti annullato il provvedimento che limitava la libertà di espressione e di comunicazione del noto legale che aveva intrapreso bislacche proteste e prese di posizioni eclatanti attirando anche l’attenzione dei media.
Molti suoi scritti sono stati in passato oggetto di sequestro come il suo libro “La banda Alfano”, sequestrato dal Gip di Caltanissetta alla fine del 2017.
Arnone è stato anche condannato per calunnia dopo le sue frequenti accuse contro l’ex ministro degli Esteri Angelino Alfano, ma anche contro diversi magistrati come l’attuale procuratore di Agrigento, Luigi Patronaggio, l’aggiunto di Catania Ignazio Fonzio e il pubblico ministero Andrea Maggioni.
Così ad Arnone è stata vietata ogni pubblicazione, ogni tipo di rapporto con giornalisti, presenze televisive, post sui social, interventi o comizi in manifestazione pubbliche e l’utilizzo per altri scopi che non erano quelli lavorativi delle mail, oltre all’affissione di striscioni e manifesti.
“Da oggi – ha annunciato Arnone su Facebook – ritorno a godere della libertà di espressione e di comunicazione , posso scrivere libri, rilasciare interviste, utilizzare Facebook. Due grandi cassazionisti, hanno ottenuto dalla Suprema Corte di Cassazione l’annullamento del provvedimento che mi metteva il bavaglio. Adesso ad Agrigento e in Sicilia cambieranno molte ma molte cose”.