In carcere sono finiti la madre della ragazzina e Pietro Civello, di 61 anni, di Gibellina, mentre gli altri quattro indagati nell’inchiesta su presunti abusi sessuali su una tredicenne, tre dei quali menfitani, sono ai domiciliari.
I reati contestati, a vario titolo, sono induzione alla prostituzione minorile, sfruttamento e favoreggiamento della stessa, violenza sessuale ed atti sessuali con minorenne, aggravati poichè consumati con una minore di 14 anni.
L’indagine premio il brillante lavoro svolto dai carabinieri che, nel Comune di Sambuca, a dicembre del 2017, nel cuore della notte, hanno fermato un’auto a bordo della quale vi erano un sessantenne originario di Gibellina ed una ragazzina 13 enne. I carabinieri, insospettiti dalle dichiarazioni rese dall’uomo e per la presenza dell’adolescente, con la quale non aveva alcun legame di parentela, decisero subito di approfondire la situazione, accompagnando i due presso la stazione carabinieri di Menfi, comune di residenza della minore.
Dopo aver ascoltato l’uomo, la realtà che ne affiorava lasciava intendere che lo stesso aveva accompagnato la ragazza presso un ovile nei pressi di Gibellina, ove altri due individui non meglio identificati avrebbero abusato sessualmente della minore, tutto questo con la piena consapevolezza ed il benestare della madre stessa della giovane.
In quell’occasione, i carabinieri fecero subito scattare le manette ai polsi dell’uomo, Pietro Civello di Gibellina, per sfruttamento della prostituzione minorile nonchè denunciarono la madre per lo stesso reato, collocando la ragazzina presso una struttura protetta. L’arresto di Civello è stato poi annullato dal Tribunale del Riesame.
Pder le successive indagini fondamenti sono risultati gli accertamenti del Ris di Messina e così i carabinieri sono riusciti ad allargare il campo, risalendo all’identità di quattro persone che, in cambio di somme cha andavano dai 30 ai 200 euro per prestazione, avrebbero abusato della ragazzina, direttamente presso case di campagna di loro proprietà o addirittura presso un ovile. I quattro sono Viorel Frisan, di 37 anni, di Gibellina, Calogero Friscia, di 25, Vito Sanzone, di 43, e Vito Campo, di 69, tutti di Menfi.
Nello specifico, quello che gli investigatori hanno appurato, grazie anche alla preziosa collaborazione della minore durante le audizioni protette, avvenute in presenza sia di alcuni militari specializzati per reati in materia di violenza di genere, sia di psicologi incaricati, è la seguente dinamica dei fatti: la madre, di nazionalità romena, assieme all’uomo, si preoccupavano di gestire materialmente l’attività di meretricio accordandosi con i clienti, accompagnando la ragazzina sul luogo prestabilito per l’incontro ed intascando in cambio la somma di denaro stabilita. Tutto questo sotto le costanti e reiterate minacce rivolte dai due nei confronti della giovane.
Durante le audizioni, la minore ha descritto con precisione il luogo degli incontri, le persone e gli oggetti di arredo presenti nei locali utilizzati per le violenze. Grazie a questo ed ai dettagliati sopralluoghi effettuati unitamente agli specialisti del R.I.S. di Messina, i carabinieri hanno così potuto raccogliere preziosi reperti, contenenti materiale biologico sia della vittima sia di alcuni dei suoi presunti aguzzini. I match positivi forniti dai laboratori scientifici dell’Arma hanno infine confermato pienamente, secondo i carabinieri, il quadro probatorio.
Domani inizieranno gli interrogatori e per primi davanti al giudice i due indagati che si trovano in carcere, la madre della minore e Civello. Poi toccherà agli altri.