E’ stata inaugurata, ieri, nelle sale del Palazzo Moncada, a Caltanissetta, la mostra “Spiriti in fermento”, collettiva di pittura e di scultura, curata da Salvatore Falzone ed Elisa Mandarà, in memoria di Antonio Mercadante, critico e storico dell’arte romano, per anni impegnato in Sicilia e scomparso prematuramente l’anno scorso a Sciacca. Tra le opere esposte, anche quelle del saccense Vincenzo Nucci, il pittore delle “Palme”, con la luce tipica dei suoi quadri, scomparso nel 2015.
Trentasei le opere esposte, dodici gli artisti, siciliani e romani, amati o scoperti da Mercadante: Salvo Catania Zingali, Giulio Catelli, Carmelo Giallo, Alessandra Giovannoni, Paolo Guarrera, Giovanni La Cognata, Sebastiano Messina, Vincenzo Nucci, Franco Polizzi, Ruggero Savinio, Vincenzo Scolamiero, Luciano Vadalà. Come spiega il critico d’arte Elisa Mandarà, «originando dal senso di un omaggio intimo e corale ad Antonio Mercadante, la mostra stabilisce un colloquio straordinario tra lo specifico dei pittori e degli scultori invitati, che corre per il dinamismo neoespressionista di Barba e capelli di Catania Zingali, per la trasposizione pittorica delle cose della vita in pittura pura di Jeans, Marco di Giulio Catelli, per la spiritualità archetipica dei Fiori nel regno dello spirito di Carmelo Giallo, per gli scorci romani attraversati dal superbo occhio pittorico di Alessandra Giovannoni, per il vibrante classicismo delle sculture di Paolo Guarrera, per l’intenso Autoritratto di La Cognata, per le opere scultoree di Messina, che dicono di mare e di sogno, per la misura memoriale dell’Angolo di giardino di Nucci, per le raffinate armonie di luce, spazio e colore del Cielo e le case di Sampieri di Polizzi, per il prezioso simbolismo del Tramonto di Savinio, per la finezza estrema del poetico Mutevole canto di Scolamiero, per la drammatica verità dell’Attesa di Vadalà».
La figura dello studioso è illustrata dallo scrittore Salvatore Falzone, in una originale reinvenzione letteraria della sua biografia, che pone particolare attenzione alle relazioni tra il critico e gli artisti. Critico e storico dell’arte, specialista di pittura italiana del Novecento, Antonio Mercadante si era formato alla scuola di Simonetta Lux e di Corrado Maltese nell’Università di Roma, come informa una nota biobibliografica trovata tra le sue carte. Era stato lo stesso Mercadante a ideare nel 2017 la rassegna Spiriti in fermento, rilanciando l’idea del collega francese Laurent Danchin di nominare un’arte «post-contemporanea» per liberarsi dall’egemonia della dizione arte «contemporanea», escludente ed elitaria. La selezione dei lavori in mostra nel capoluogo nisseno, «Piccola Atene» al centro del Mediterraneo, illustra il senso dell’operazione culturale: esaltare la bellezza di un mondo che cambia attraverso la pittura e la scultura, linguaggi primigeni dell’espressione umana che tuttavia, per dirla ancora con Mercadante, sono «tendenzialmente esclusi dal sistema che agevola l’accesso ai media, alle sale espositive dei musei, alle rassegne internazionali, al mercato borsistico finanziario, forza trainante dalla quale dipende in gran parte la gestione dell’arte contemporanea». L’iniziativa è organizzata dal gruppo editoriale Archinet diretto da Salvatore Schembari, dalla Fondazione degli Archi di Comiso e dall’associazione nissena Creative Spaces.
A Roma, intanto, è stata inaugurata lunedì scorso la mostra Paesaggi Umani, anch’essa dedicata ad Antonio Mercadante, curata da Walter Angelelli, Francesca Bottari e Stefano Petrocchi: nella Sala Colleoni dell’Accademia di Belle Arti di via di Ripetta dove, il 31 maggio prossimo, verrà presentato anche il volume-catalogo: Paesaggi umani. Antonio Mercadante, i suoi scritti e i suoi artisti.