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Divieto di pronunciare la parola “coronavirus” e arresto per chi esce in pubblico con la mascherina

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E’ la singolare decisione del presidente turkmeno Gurbanguly Berdimuhamedow dal momento che in Turkmenistan, appunto, ad oggi, non ci sarebbe traccia del coronavirus e sarebbero stati registrati “zero casi” di contagio.

In Turkmenistan, Stato autoritario dell’Asia centrale, è previsto l’arresto per chi indossa la mascherina in pubblico ed è altresì vietato pronunciare la parola “coronavirus”. Il presidente Gurbanguly Berdimuhamedow, infatti, avrebbe adottato una strategia diversa rispetto al lockdown che si sta registrando praticamente in tutto il mondo, data l’emergenza pandemia covid-19, in quanto in Turkmenistan, ad oggi, non si sarebbe registrato nessun caso di contagio da coronavirus. Nonostante l’assenza di casi, comunque, la capitale Asgabat è stata isolata e gli spostamenti nel Paese sono stati limitati con serrati posti di blocco. Il governo del presidente Berdimuhamedow sta imponendo severe restrizioni agli organi di stampa e alla popolazione. Chi non rispetta il divieto di indossare mascherine, così, rischia di essere arrestato dai poliziotti che girano in borghese per strada. Sembra, però, che il Turkmenistan stia combattendo la pandemia usando una serie di metodi considerati tradizionali nel Paese come, per esempio, bruciare cespugli di acacia erioloba in tutti gli edifici, compresi quelli pubblici come scuole, uffici e ospedali. Si tratta di una pianta spinosa che cresce nel deserto e di cui si nutrono i cammelli. Lo stesso presidente ha lanciato una campagna per promuovere l’utilizzo di piante medicinali per estinguere l’epidemia.

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