Clima infuocato e tensione alle stelle. Il Giovanni Paolo II di Sciacca resta oggetto di scontro anche durante l’epidemia globale. Il nosocomio saccense per anni al centro di una battaglia per il suo potenziamento rispetto una politica sempre piu’ pregnante di tagli al personale, risorse e servizi, con la costituzione di perenni comitati civici per il suo mantenimento, in questi giorni di pandemia e’ diventato il fulcro del dibattito per l’emergenza Coronavirus nel territorio. Dapprima come avamposto del contagio agrigentino con tanti casi di positivi tra personale e pazienti, ora terreno di un forte scontro per la predisposizione di un’area Covid con la possibilità di 75 posti di degenza e dieci di terapia intensiva. Decisione che ha visto la prima cittadina Francesca Valenti, assumere una forte presa di posizione rispetto l’idea del piano regionale, posizioni che si sono trasformate poi in una vera bagarre a colpi di paventate azione giudiziarie e perfino richieste di ispezioni ministeriali.
“E’ evidente – ha scritto ieri la sindaca al Ministro Speranza – che la scelta di creare un Covid Hospital all’interno del Presidio Ospedaliero di Sciacca è stata adottata in palese dispregio delle puntuali indicazioni ministeriali, dettagliatamente e chiaramente rese pubbliche da codesto Ministro della Salute.
Inoltre, non possono sottacersi gravi segnalazioni che provengono da cittadini e dal personale ospedaliero. Quest’ultimo, in realtà, è stato, formalmente ed informalmente, diffidato dall’esprimere la propria opinione e dal rappresentare il proprio disagio (con buona pace della libertà di pensiero e di parola costituzionalmente garantita)”.
Da un lato le preoccupazioni della sindaca che rivendica sul piano della legittimità del suo incarico l’opposizione alla volontà regionale, dall’altro il nuovo commissario ad acta Alberto Firenze nominato in fretta dopo alcune settimane dal sorgere del “caso Sciacca” e venuto a smuovere le redini stagnanti di un presidio ospedaliero ridimensionato negli ultimi anni, per meglio affrontare l’emergenza. In mezzo ci stanno poi le considerazioni di deputati, con interventi piu’ frequenti nelle ultime ore rispetto il totale silenzio del primo momento, che chi piu’ e chi meno patteggia per l’una o l’altra soluzione. Infine, l’opinione pubblica divisa tra contrari ai posti Covid alle strutture miste e chi invece, appoggia la scelta di esser chiamati comunque a prestare assistenza nella provincia senza un reparto di malattie infettive e con risicati posti in terapia intensiva.
C’e’ chi come Mario Turturici, ex sindaco della città di Sciacca e piu’ volte indicato tra i papabili assessori della Giunta, che ha deciso di dire la sua sui social dopo la reazione del commissario alla notizia della richiesta di ispezione della sindaca che ha commentato con : “Facciamo i seri, non si fa politica sull’emergenza”. Turturici sulla propria bacheca Facebook ha cosi’ scritto guadagnando un like manco a dirlo della prima cittadina:”Senza polemica, ma a chi in tema di emergenza Covid 19 – ha scritto Turturici- pensa di sminuire il ruolo dei sindaci, in alcuni casi addirittura tacciandoli di “voler far politica” , vale la pena di ricordare che il primo cittadino, in qualità di rappresentante della comunità locale può emanare – ai sensi degli artt. 50 e 54 del D.Lgs. del 18 agosto 2000 n. 267 (T.U.E.L.) – provvedimenti urgenti al verificarsi di situazioni di particolare gravità che interessano l’igiene e la sanità pubblica, purché non in contrasto con quelle adottate a livello statale”.
Invece, il commento di un altro primo cittadino, come i suoi colleghi in prima fila in queste giornate, il sindaco di Ribera Carmelo Pace, afferma: “Questo non è il momento dei capricci. È il momento invece in cui la sanità deve farsi trovare pronta a curare e a salvare la vita sia ai malati Covid che a quelli no Covid. Se le autorità sanitarie hanno fatto questa scelta avranno le loro motivazioni basate su fondamenta scientifiche. La politica ha il dovere di vigilare , accelerare e accompagnare le scelte che vanno in tale direzione”. Anche se lo stesso Pace ammette pure che il commissario Firenze la fase di consultazione con i sindaci non l’avrebbe mai avviata.
E ancora tra chi si e’ schierato subito con la sindaca Valenti, anche l’ex assessore Carmelo Brunetto, ex componente di Giunta Valenti e nuovo delfino dell’ex senatore Nuccio Cusumano di Italia Viva che negli ultimi giorni sulla strada della battaglia per l’ospedale, sembrano aver ricucito con la sindaca e la sua maggioranza quei rapporti lacerati tra azzeramenti e rimpasti invocati piu’ volte, che ha perfino individuato possibili edifici da adibire ad Hospital Covid: “L’apertura – ha scritto Brunetto a mezzo social – di un reparto Covid, dentro gli ospedali “monoblocco” di Sciacca e Agrigento potrebbe essere una scelta scellerata.Potrebbe consentirsi il diffondersi del virus così come è accaduto al nord.Gli ospedali che hanno gestito meglio questa emergenza sono state le strutture dotate di padiglioni completamente separati. Io non voglio un centro covid nel mio ospedale. Ciò non significa che non lo voglia nella mia città o in paesi limitrofi. Tempo fa avevo fatto una proposta provocatoria, acquisire il grand hotel delle terme e farlo diventare centro covid. Nessuno mi ha ascoltato.Non può essere il grand hotel, può essere il vecchio ospedale, casa albergo per anziani o altra struttura?”. Infine, segnaliamo le posizioni ibride come quella del senatore Marinello che ieri ha lanciato come proposta l’individuazione del padiglione del distretto sanitario del Giovanni Paolo II come area Covid. La domanda resta sempre la stessa intanto, Covid o non Covid?