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Comune di Sciacca

Piano d’ambito dell’Ati non adeguato alla reale situazione del Servizio idrico integrato della Provincia, l’urlo dei sindacati.

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“Il piano d’Ambito presentato dalla società incaricata non fornisce un quadro aggiornato della reale situazione del Servizio Idrico Integrato della Provincia di Agrigento, in quanto pare redatto sulla scorta di informazioni ed indicazioni desunte dall’ATI (presidente, direttivo, sindaci?), invece che dai veri soggetti competenti e cioè i Commissari Straordinari nominati dal Prefetto di Agrigento che gestiscono il servizio”. Lo scrivono i sindacati in risposta a quanto precisato dall’Ati in un comunicato stampa di oggi con cui escludeva esuberi o licenziamenti del personale.

“Il Piano d’Ambito (e l’ATI e i sindaci) non tiene conto che la gestione del servizio idrico integrato da oltre due anni è pubblica, gestita da manager incaricati dal Prefetto, secondo regole pubblicistiche nell’interesse delle collettività ed assolutamente estranee a logiche di profitto ed a interessi privati.
Ebbene, i Commissari Prefettizi hanno segnalato, rappresentato e certificato all’A.T.I. il
disequilibrio economico e finanziario del servizio e quali sono le criticità dell’ambito e quali sono
le cause dei maggiori costi che gravano sul servizio e fra questi non ci sono certo il numero dei dipendenti ed il costo del personale

Il Piano d’Ambito presentato sembra avere ignorato quanto rappresentato dai Commissari, in
quanto prevede costi in misura inferiore a quelli effettivi per svariati milioni di Euro. Cosa che lo
rende assolutamente irrealistico.
Nel merito:
• il Piano d’Ambito del S.I.I. prevede la cessione del ramo di azienda di “Girgenti Acque”
del servizio idrico integrato, ma nel piano tariffario collegato non è previsto alcun
rimborso delle passività maturate dall’ex gestore, che ammontano ad oltre 90 milioni di
euro. Tale circostanza, ovviamente, espone i comuni ad enormi rischi finanziari, in quanto, in
assenza di specifiche chiare, tali passività saranno poste a carico dei bilanci comunali;
• il modello organizzativo previsto nel piano prevede l’impiego di 205 dipendenti, ma non è
chiaro se tale dimensione si riferisce a tutto l’ambito o solamente al perimetro dei
comuni gestiti dalla ex Girgenti Acque, così come non sono chiare le motivazione che
rinviano di anni la consegna degli impianti dei comuni non consegnatari (tra l’altro comuni
muniti di autonomia idrica). Con riferimento all’ultimo aspetto, anche in relazione
all’esperienza passata che ha visto, nonostante gli obblighi di legge, il persistere di comuni
non consegnatari, sarebbe auspicabile che prima di avviare la nuova forma di Gestione tutti i
comuni provvedano alla consegna delle reti e degli impianti, evitando, in tal modo,
differimenti temporali che possono creare ulteriori elementi di criticità e circoscrivere
ai soli 27 comuni oggi consegnatari il rischio finanziario derivante dalle passività di
cui al punto precedente;
• il costo del personale contemplato dal Piano d’Ambito fa riferimento ai dati relativi al
2012, come si evince chiaramente da quanto scritto a pag. 257 “i Costi del personale sono
pari a quelli indicati dal gestore uscente nella prima raccolta dati incrementati in applicazione
della RQSII. Non si tiene però conto dell’ulteriore incremento avvenuto con la proposta
tariffaria 2016/7”. Dunque non si tiene conto di quanto approvato nella tariffa vigente
con la conseguenza di retrodatare di 10 anni il livello del servizio idrico integrato,
periodo nel quale non era in vigore la carta dei servizi dell’A.T.I. di Agrigento e la Delibera
AREA 655/2015 (Regolazione della qualità contrattuale del servizio idrico integrato ovvero di
ciascuno dei singoli servizi che lo compongono).
• le carenze del modello organizzativo ed il decadimento del livello di servizio proposto
dal Piano d’Ambito indubbiamente provocheranno un notevole aumento della morosità,
favorita anche dalla impossibilità di eseguire un adeguato controllo del territorio in
conseguenza della notevole riduzione di personale prevista dal Piano d’Ambito. Ciò
provocherà, ovviamente, una sensibile diminuzione degli incassi rispetto a quelli previsti nel
Piano d’Ambito, che sembrano, invece, frutto di stime molto ottimistiche e, di conseguenza,
l’ingenerarsi di ulteriori esposizioni debitorie a carico dei bilanci comunali.
• nel piano tariffario allegato al Piano d’Ambito è previsto un importo di circa 10 milioni di
euro per l’acquisto di acqua dal gestore di sovrambito. Tale somma è decisamente
sottostimata, considerato che la media degli ultimi 2 anni è di oltre 13 milioni di euro, riferito
solo ai 27 comuni gestiti dalla ex Girgenti Acque.
• il Piano d’Ambito prevede uno squilibrio finanziario già nel primo anno di gestione. Infatti, a
pagina 258 prevede che “ai fini della predisposizione del presente PEF sono stati individuati
i “fabbisogni finanziari” annuali derivanti dallo sbilanciamento dei flussi di cassa di ciascuna
annualità, ipotizzandoli coperti con mutui bancari.” Dunque, già a partire dal primo anno e per
gli anni successivi, il Piano d’Ambito contempla l’accensione di mutui (inevitabilmente
a carico dei comuni) per fare fronte non ad investimenti, bensì alla spesa corrente.

Dunque, di fatto:
• il Piano d’Ambito prevede la pubblicizzazione del debito di Girgenti Acque (che passerebbe
a carico dei comuni), ma al contempo, nel piano tariffario non è prevista la modalità di
rimborso di tale debito.
• il Piano d’Ambito abbassa il livello del servizio offerto agli utenti, considerato che riporta il
livello del costo dei dipendenti al 2011.
• il Piano d’Ambito non garantisce l’equilibrio economico e finanziario del servizio, visto
che già dal 2021 prevede l’accensione di un mutuo per sopperire allo squilibrio finanziario
(entrate-uscite) contemplato dal piano stesso; squilibrio che sarà aggravato dal maggiore
acquisto di acqua da Siciliacque (l’importo previsto dal piano d’ambito è sottostimato) e dal
probabile aumento della morosità.
Il Piano d’Ambito, oltre le preoccupanti previsioni sopra elencate, non affronta le vere criticità
del S.I.I. nella provincia di Agrigento, che sono:
1) La necessità di acquistare acqua dalla società di sovrambito (Siciliacque);
2) La precarietà delle reti di distribuzione che fanno disperdere oltre la metà dell’acqua
immessa.
Per il primo punto servono scelte politiche, importanti e semplici nello stesso tempo:
basterebbe, ridefinire le competenze del “sovrambito” e l’attribuzione delle fonti favorendo
l’utilizzo di quelle disponibili in provincia e non utilizzate.
Per il secondo punto devono farsi gli investimenti per rifare le reti.
In quanto al personale, argomento di nostro ovvio interesse, i Commissari prefettizi
meritoriamente hanno redatto una “pianta organica” necessaria per la gestione del
servizio che prevede un fabbisogno di personale di oltre 360 unità per i soli 27 comuni in
gestione, a fronte delle 203 previste dal Piano d’Ambito presentato dalla società
incaricata.
Diversamente dalla società incaricata che ha previsto un modello organizzativo standard, che
forse potrebbe andare bene a Bologna o a Milano, i Commissari Prefettizi hanno elaborato la
pianta organica in maniera scientifica analizzando l’effettivo fabbisogno di personale dell’ambito
(solo dei 27 comuni) che gestiscono da due anni.
Non possono esserci dubbi su quale delle due (degli incaricati del Piano o dei
Commissari) sia la pianta organica attendibile, sia per la fonte sia per il modo con cui è
stata elaborata.
Il Piano d’Ambito e l’ATI non hanno tenuto conto che il personale oggi in forza è di circa 306 unità, in quanto tutti i dipendenti della controllata Hydortecne sono stati formalmente
“distaccati” dai Commissari prefettizi alla gestione del S.I.I. e che gli stessi Commissari
prefettizi ritengono tale numero insufficiente per la gestione del servizio.
Oggi una cosa è assolutamente certa: con 203 lavoratori il servizio non può reggere
neanche un giorno. Se 100 lavoratori si fermano tutta l’azienda in tutti i settori si blocca.
E’ evidente che esiste più che la possibilità, la certezza di un decadimento della qualità
del servizio, che seppur non ha raggiunto ancora livelli ottimali auspicati, garantisce oggi
un standard di efficienza notevolmente migliore rispetto alla condizione precedente
all’affidamento della gestione a Girgenti Acque.
Rappresentiamo pertanto, il profondo sentimento di sconforto e preoccupazione di tutti i lavoratori dell’attuale Gestione Commissariale Prefettizia del Servizio Idrico Integrato, nella misura in cui viene a mancare, nonostante le rassicurazioni ricevute nel tempo, l’impegno di poter rendere effettivo ed esigibile il principio di tutela e garanzia degli attuali livelli occupazionali e degli effetti e dei danni che si potrà causare alla popolazione della provincia.
Infine, tenuto conto delle norme relative al passaggio del personale impegnato nella gestione
del S.I.I. contenute nel Testo Unico Ambientale e il diritto acquisito anche dal personale
attualmente in forza alla Hydortecne Gestione Commissariale di transitare nella Girgenti Acque
sua controllante, per le attività distintive svolte nel tempo e certificate dai Responsabili di
questa, onde evitare violenti contrapposizioni, problemi sociali e non ultimo il ricorso ad azioni
legali, le scriventi OO.SS. invitano a chiarire e sancire in modo formale, con piena
assunzione di volontà e responsabilità nel Piano d’Ambito il passaggio delle maestranze
di Girgenti Acque e Hydortecne alla Società Consortile di prossima creazione.

Oggi, con istanza inviata via Pec al Presidente dell’Ati di Agrigento Francesca
Valenti, e per conoscenza ai tutti i sindaci del Consiglio direttivo Ati, e a tutti i Sindaci
dell’Assemblea territoriale idrica di Agrigento, nonché alla Gestione commissariale di
Girgenti acque, a seguito dell’invio in questi giorni a tutti gli utenti del servizio idrico
nel territorio del Libero Consorzio di Agrigento, delle bollette idriche da parte della
Gestione commissariale della Girgenti acque, contenenti un conguaglio tariffario, in
forza della delibera dell’ATI di Agrigento n. 3 dell’8 giugno 2020, che ha stabilito un
adeguamento tariffario retroattivo, con decorrenza dal 1° gennaio 2018, anche l’associazione De Gasperi interviene con una nota con la quale annuncia di aver chiesto al Presidente dell’Ati di provvedere con urgenza alla convocazione dell’Assemblea Territoriale Idrica di Agrigento per provvedere
all’immediato annullamento della delibera dell’ATI n. 3 dell’8 giugno 2020,
perché la suddetta delibera è stata assunta in :
1) Violazione dell’art. 9, comma 6° dello Statuto dell’Ati idrica e dell’art. 3
lettera c) della legge regionale n. 19 dell’11 agosto 2015- Disciplina in
materia di risorse idriche-.
Infatti, la delibera n. 3/2020, avendo per oggetto l’adeguamento retroattivo
delle tariffe del servizio idrico integrato, è una delibera per la cui approvazione,
per il combinato disposto dell’art. 9, comma 6° dello Statuto dell’Ati e dell’art. 3
lettera c) della legge regionale n. 19 dell’11 agosto 2015, era necessario il voto
favorevole dei Comuni che rappresentino la maggioranza delle quote di
rappresentanza e la maggioranza numerica dei comuni”.

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