L’analisi dell’infettivologo Iacobello, alla guida del reparto di malattie infettive del Cannizzaro di Catania: “Ci sono in circolazione ceppi di virus con elevata patogenicità, per questo ho smesso di essere ottimista”.
L’emergenza coronavirus, in Sicilia, non è finita. Tutt’altro. Lo sostiene Carmelo Iacobello, direttore del reparto di malattie infettive dell’azienda di alta specializzazione Cannizzaro di Catania che non è più ottimista in tal senso. “Ho perso un po’ di ottimismo – sostiene Iacobello – perché secondo me il problema non è tanto della recrudescenza del virus interno, ma di quello che stiamo importando dall’estero. Qui bisognerebbe mettersi d’accordo. O facciamo un ragionamento di sanità pubblica e non si guarda in faccia nessuno, oppure rischiamo di non poter affrontare il problema.
Noi – continua l’infettivologo catanese – siamo nella stessa situazione della Spagna, nelle città a maggior impatto turistico c’è un aumento dei casi con ceppi maggiormente resistenti e lì non è il virus spagnolo a essere tornato attivo, ma quello che viene portato dai turisti. C’è una ripresa dei contagi che sta creando allerta nel mondo sanitario. Ci possono essere dei virus – aggiunge Iacobello – che hanno elevata patogenicità provenienti da aree in cui la patologia è più recente e questo comporta un incremento di rischi e di forme di contagio, come sta accadendo in numerose città italiane e in Sicilia. Dal mondo medico – conclude Iacobello – quello estivo è stato indicato come il periodo col minor rischio di contagi, perché il virus ha maggiore difficoltà a sopravvivere al caldo, per questo i casi registrati negli ultimi giorni, non stanno passando inosservati.” Intanto, in Sicilia, ci sono otto nuovi casi di coronavirus rispetto alla giornata di ieri. Il dato emerge dal bollettino diffuso dal ministero della Salute e dall’Istituto superiore di sanità.