Ettore Consonni, di 61 anni, di Bergamo, magazziniere in pensione, ha trascorso 23 giorni in terapia intensiva all’ospedale Civico di Palermo dove è arrivato in coma dalla stessa Bergamo, lo scorso 14 marzo. Adesso per lui solo tanta felicità per aver sconfitto “la brutta bestia”.
Al Papa Giovanni XXIII di Bergamo non c’erano più posti. L’ospedale era al collasso. Non potevano curarlo. Così un aereo militare, il 14 marzo scorso, ha portato Ettore Consonni a Palermo in condizioni disperate. L’uomo, contagiato a fine febbraio, era stato intubato il 4 marzo al Seriate, in provincia di Bergamo, nel pieno di una pesantissima situazione sanitaria. Così l’uomo, di 61 anni, una volta aggravatosi il quadro clinico, è stato immediatamente trasferito all’ospedale Civico di Palermo, dove è giunto in coma. Ma Ettore, nonostante tutto, ce l’ha fatta. E’ riuscito a liberarsi dalla morsa del coronavirus e, il 21 aprile, ha fatto ritorno nella sua Bergamo per riabbracciare i propri cari non prima, però, di aver ringraziato tutto lo “speciale” personale sanitario che, con amore, lo ha curato nel capoluogo siciliano: “Grazie a tutti – ha detto Ettore – mi farò tatuare la Sicilia sul cuore”. Una scelta, questa, che si è rivelata “vincente” così come evidenziato da Rita Moro, referente del Distretto Bergamo dell’Agenzia di Tutela della Salute, che ha affermato:” E’ stata una scelta “vincente”, non solo per la competenza dei professionisti addetti al suo trasporto, assai delicato, quando ha volato verso Palermo in serie condizioni. Dico “vincente” , perché solo la scelta di unire le forze a disposizione ha permesso di salvare una vita, con l’impegno di tutti gli operatori che nell’emergenza hanno saputo trovare soluzioni che sono andate oltre le distanze e le complessità organizzative”.