Non riesce a spiegarsi perché un sopralluogo per accertare ciò che dalla documentazione e’ gia’ chiaro e perché l’utente è costretto a pagare ben 65 euro per una semplice constatazione che potrebbe tranquillamente essere sostituita da un’autodichiarazione. Se lo chiede da stamattina Francesco Barbata, saccense che abita in via Carcossea, a centinaia di metri dalla condotta e che pertanto, fino ad oggi ha approvvigionato la sua abitazione servendosi dei mezzi privati, ma che adesso con il nuovo sistema dovra’ prima censirsi.
Ed era proprio quanto aveva intenzione di fare questa mattina quando si è recato allo sportello del gestore idrico in città per il censimento e si è ritrovato nell’ufficio con altri 30 cittadini e due soli impiegati. Dopo le ore di attesa, gli è stato spiegato che bisogna effettuare un bonifico da 63 euro circa ad Aica per il sopralluogo e far pervenire via Pec la modulistica completa di documento di riconoscimento, codice fiscale, consenso ai dati, concessione edilizia, conformità dell’impianto idrico, copia del titolo di proprietà dell’immobile.
“Sono tornato a casa – ha raccontato – e sono andato a vedere la tabella F del regolamento utenza , e non c’è alcun chiarimento sul perché di quello che viene chiamato “diritto fisso di preventivo” , e perché chi non è raggiunto dalla rete idrica per censirsi ed accedere alle forniture con autobotte debba comunque essere tenuto a versare questo diritto fisso di preventivo. Cosa dovrebbero preventivare se già sappiamo che la rete idrica da me è distante centinaia di metri?”.
Nella stessa situazione di Francesco Barbata in questo momento a Sciacca si trovano tante persone. Chi prima si approvvigionava tramite i privati perché sfornito di rete o non allacciato che in base al nuovo accordo, invece deve essere totalmente gestito da Aica.
“Sarebbe bastato – fa notare Barbata – inserire nella documentazione da fornire una autocertificazione dove ognuno dichiara che non è asservito da rete idrica e che se dichiara il falso , in caso di controlli a campione, verrà’ perseguito a norma di legge come in caso di dichiarazioni mendaci. Invece, hanno pensato bene di fare pagare circa 63 euro a famiglia, su un bene primario come l’acqua in un momento di crisi. Vergogna Aica – conclude – ma soprattutto vergogna agli amministratori comunali che hanno firmato quel patto scellerato senza verificare tutte queste cose e che, di fatto, hanno così fatto privatizzare un bene pubblico come l’acqua”.
La rabbia di Barbata non finisce qui. Allo sportello Aica lo stesso, ha chiesto di sapere quanto costerà adesso un’autobotte d’acqua e con quali modalità. Domande rimaste per il momento, senza alcuna risposta.