6 anni dopo il referendum-farsa sull’acqua pubblica (il giudizio di 26 milioni di italiani fu, in buona sostanza, considerato carta straccia), la Corte costituzionale ha, dunque, assestato un altro colpo tremendo nei confronti di tutti coloro i quali pensavano che sulla risorsa idrica non si potesse imbastire alcun business. Anche se, va detto, la legge dell’Ars di due anni fa era stato un “pasticciaccio” senza precedenti, scritta malissimo, solo per ubbidire alla logica del sentire comune, senza preoccuparsi di individuare alcuna protezione giuridica. La legge, dunque, soccorre ancora una volta le società private che gestiscono le risorse idriche pubbliche. E così, per quanto riguarda la provincia di Agrigento, Girgenti acque potrà continuare a gestire gli impianti per la durata originaria, fissata in 30 anni, e non per i 9 introdotti nel 2015 dall’Ars. Per non parlare della sonora bocciatura di quella che fu definita “sanatoria” nei confronti dei comuni che non cedettero le reti (16 su 43), ai quali fu concesso di non pagare alcun dazio. Comuni, questi, che, da dieci anni ormai, pagano l’acqua ad un prezzo assai più modico dei 27 che, invece, consegnarono gli impianti. E adesso? La prospettiva più verosimile è che nei comuni “inadempienti” arrivino presto i commissari regionali, che si sostituiranno ai sindaci disubbidienti facendo quello che si sarebbe dovuto fare ne 2008. Si annunciano scontri. Sì, perché ad esempio Enzo Lotà, che oltre a essere sindaco di Menfi (comune disubbidiente per antonomasia) è oggi anche presidente dell’Assemblea Territoriale Idrica, ha già detto che si opporrà con tutte le sue forze alla consegna delle reti. Mentre Mario Turturici, sindaco in carica a Sciacca nel 2008, quando fu deciso che da quel momento a gestire l’acqua ci avrebbe pensato Girgenti acque, oggi fa notare che quella approvata nel 2015 è stata una legge servita solo a buttare fumo negli occhi e a costruire qualche carriera politica. Un modo per ricordare che non c’era alternativa alla consegna delle reti, nel rispetto della norma.