“AICA – ha detto don Marco a Sicilia on press – non può essere una sostituzione, quando tutti noi ci aspettavamo la rivoluzione del sistema che mettesse in discussione quanto è accaduto dal 2007 ad oggi sulla pelle dei cittadini della provincia. I movimenti e le associazioni per l’acqua pubblica hanno messo nelle mani dei sindaci dei comuni che fanno capo all’Aica i risultati della loro fatica per continuare un percorso migliorativo nella qualità e nei costi. La stessa richiesta dell’autobotte in caso di carenza di approvvigionamento la dice lunga sugli errori iniziali di AICA, quando tra l’utenza e il gestore si è alzato il muro invalicabile della burocrazia. L’acqua non è una merce qualsiasi”.
“Le persone – aggiunge – iniziano a dire che era meglio prima ed è un fatto gravissimo. Fatto che chiede un immediato confronto con i movimenti e le associazioni per un’analisi sull’inizio della nuova gestione che si fa difficoltà, al momento, a chiamarla pubblica, almeno per come speravamo fosse”.