A due mesi esatti dalla cattura di Matteo Messina Denaro, avvenuta a Palermo, si stringe il cerchio attorno ai fiancheggiatori e a chi ha permesso la sua latitanza a Campobello. Stamane i carabinieri del Comando provinciale di Trapani hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di Emanuele Bonafede e Lorena Ninfa Lanceri, entrambi indagati in concorso per favoreggiamento personale e procurata inosservanza di pena, reati aggravati dal fatto di avere agevolato Cosa nostra.
Emanuele è cugino del geometra Andrea Bonafede, l’uomo che avrebbe fornito identità, tessera sanitaria e bancomat al boss.
L’ordinanza è stata emessa dal Tribunale di Palermo su richiesta della direzione distrettuale antimafia e antiterrorismo. L’inchiesta è stata coordinata dal procuratore di Palermo Maurizio De Lucia, dall’aggiunto Paolo Guido e dai pm Piero Padova e Gianluca De Leo.
Secondo gli inquirenti, la coppia avrebbe ospitato “in via continuativa e per numerosi giorni”, nella sua casa di Campobello di Mazara, il padrino all’epoca latitante. Il boss sarebbe andato a pranzo e a cena nell’appartamento dei due. I coniugi, inoltre avrebbero dunque fornito al boss “prolungata assistenza finalizzata al soddisfacimento delle sue esigenze personali e al mantenimento dello stato di latitanza”
(Nelle immagini delle telecamere, il boss Denaro in macchina e Lorena Ninfa Lanceri)