Tra il 2015 e i primi 2 mesi del 2017 il Prodotto Interno Lordo in Sicilia è cresciuto del 3,6%. Lo rileva il 46° rapporto sull’economia siciliana realizzato da Diste Consulting/Fondazione Curella. Rapporto da cui si evince un significativo aumento dell’occupazione del 2,7% (oltre 20 mila addetti). Insomma: secondo gli autori di questo rapporto, l’economia della Sicilia sarebbe uscita da una crisi paragonabile alle macerie di una guerra. È in tale quadro che, per l’anno in corso, si prevede un tasso di crescita del Pil regionale quasi in linea con la media nazionale (0,5% a fronte delle previsioni dello 0,7% per il resto dello Stivale). Dati che, ahimè, non possono esaltare più di tanto, perché la situazione generale rimane ancora piuttosto oscillante. Stando alle proiezioni, infatti, nel 2017 la crescita rallenterà nuovamente, si perderanno ulteriori posti lavoro in agricoltura, mentre aumenteranno quelli nel settore dell’industria e, soprattutto, in quello dei servizi, il ramo che più di ogni altro ha registrato un incremento periodico nell’ultimo periodo. Il tasso di disoccupazione, in ogni caso, non scenderà al di sotto del 22,5%. Numeri agrodolci che, eppure, esaltano il Governatore Crocetta: “È una Sicilia che cresce – ha detto – grazie al lavoro fatto dal Governo della Regione, mediante la ripresa degli investimenti e la spesa comunitaria, e dalle imprese siciliane”. Insomma: Crocetta la butta in campagna elettorale. Ma secondo il report Diste Consulting/Fondazione Curella, oltre mezzo milione di siciliani è povero, mentre il rischio povertà o esclusione sociale incombe sulla metà della popolazione. “Siamo usciti dalla guerra, ma siamo tuttora lontani dai tassi di crescita necessari alla nostra regione per diventare una regione a sviluppo compiuto”. Questo il commento piuttosto impietoso di Pietro Busetta, presidente della Fondazione Curella.