Ogni anno, assalito più o meno dall’ansia, il dottor Filippo Carlino, direttore di ragioneria, corre a Palermo per chiarire la situazione dei conti pubblici del comune di Sciacca. Da due lustri, almeno, i magistrati contabili eccepiscono su una situazione tutt’altro che rosea e raccomandano il rispetto degli equilibri del bilancio: dal pagamento dei debiti fuori bilancio ad una maggiore remunerabilità del patrimonio pubblico. Passando dal recupero di parte degli oltre 13 milioni di euro di introiti mancati (residui passivi) che si sono accumulati nel corso di almeno un decennio. Se nel tempo il dottor Carlino è riuscito a tornare a casa tirando un sospiro di sollievo è stato proprio perché, nel frattempo, qualcosa si è riusciti a fare. Soprattutto ad abbattere l’indebitamento dell’ente. In pochi anni, per dire, i debiti fuori bilancio, scaturiti da sentenze passate in giudicato che hanno visto il comune soccombere, hanno registrato una drastica riduzione. Più complesso si è rivelato lo sforzo di contenere le anticipazioni di cassa, ovvero la disponibilità di somme messe a disposizione dalla banca tesoriera del comune. Oggi amministrare un ente è difficile, mentre facile è stare all’Opposizione. Come dimostra il fatto che mentre ieri si governava e si invocava senso di responsabilità, oggi che si è minoranza si dice esattamente il contrario. Il tema però è caldo. E stamattina, a 48 ore dalla seduta consiliare di venerdì nel corso della quale occorrerà approvare il bilancio 2017, i Consiglieri comunali del Movimento 5 Stelle Teresa Bilello e Alessandro Curreri hanno elencato tutte le anomalie dei conti pubblici comunali scaturite da quella che definiscono “lunga relazione della Corte dei Conti”. La quale, dopo aver esaminato il rendiconto del 2015 e il bilancio di previsione 2016-2018, per il M5S avrebbe bocciato pesantemente l’operato degli amministratori, soprattutto in tema di grave crisi di liquidità strutturale, se si considera che il comune continua a ricorrere alle anticipazioni di cassa (sulle quali si pagano interessi), non riesce a riscuotere tributi (rispetto a quanto dichiarato in bilancio tra le somme evase riscuote meno del 20%), non accantona le dovute somme per far fronte ai contenziosi, ha dei residui attivi esagerati, ovvero, mette in bilancio somme che dice che riscuoterà ma poi non ci riesce, ha troppi debiti fuori bilancio (somme da pagare non preventivate), utilizza entrate straordinarie per chiudere il bilancio. Secondo la Corte dei Conti questo non è più sostenibile. “E pensare – dicono Bilello e Curreri – che sono proprio quelle parti politiche che accusano il M5S di incompetenza ad averci condotto in questo stato. Ma è anche vero che è l’amministrazione attuale ad avere oggi la responsabilità di mettere in atto soluzioni concrete e definitive per uscire dalla grave crisi finanziaria che attanaglia la nostra città”. La Corte dei Conti questi rilievi li fa da anni. I grillini, piuttosto, forse lo scorso giugno non sono riusciti a vincere le elezioni amministrative proprio per quello spauracchio dei conti pubblici che, in un’ottica semplicistica, faceva immaginare che per prima cosa si sarebbe dichiarato il fallimento del comune attraverso il dissesto finanziario, come scelta politica tesa a dimostrare che la politica tradizionale aveva fallito. Le cose, come si sa, sono andate in un’altra maniera. Il tentativo di recuperare le entrate è in corso attraverso la task force istituita da Francesca Valenti. È ancora poco, certo. Ma qui siamo di fronte all’eterno dilemma: possono le politiche di rigidissima austerità impedire la garanzia dei servizi minimi essenziali? E poi: come si fa, per fare un esempio, a conoscere prima i debiti fuori bilancio che verranno? Cosa si chiede agli amministratori? Di fare i veggenti? Certo, magari se si aggiustassero le strade si eviterebbero i ricorsi al Giudice di pace di cittadini danneggiati per incidenti. Ma la questione è di più ampia portata. E per risanare occorre pure, per dire, che le tasse le paghino tutti. Compresa quella gente comune che punta l’indice accusando gli amministratori di non sapere amministrare.