Un’ispezione al Tribunale di Sciacca. È la richiesta del senatore Giuseppe Marinello contenuta in un’interrogazione al Governo nella quale il parlamentare dell’Ncd attacca duramente i magistrati che hanno dichiarato il fallimento della Calcestruzzi Belice Srl. A giudizio di Giuseppe Marinello, alla luce della normativa del 2012 che imponeva all’azienda di non pagare il debito in attesa della procedura, “o il giudice che ha disposto il fallimento ignorava l’esistenza della normativa esistente, o ha deliberatamente ignorato una rilevante parte di normativa applicabile al caso concreto. A mio avviso – riflette il parlamentare – in entrambi i casi vi sarebbero i presupposti per identificare un’azione del giudice lacunosa, aggravata, quantomeno, dalla colpa grave, se non dal dolo”. Un attacco pesantissimo, destinato a far discutere.
Marinello osserva che il rinvio disposto dalla Corte di appello di Palermo al 14 aprile 2017 va unicamente a discapito dei lavoratori che hanno perso il loro impiego, perso il loro impiego. “Un periodo di inattività di così lunga durata delle estrazioni e
della vendita del materiale – osserva Marinello – potrebbe determinare la perdita del pacchetto clienti che, a causa della persistente temporanea inattività, potrebbero rivolgersi a terzi. Per il senatore merita attenzione la proposta dell’Agenzia nazionale per
l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati che, in attesa del pronunciamento della Corte di appello, ha individuato una soluzione possibile di transito volta a
salvaguardare la prosecuzione delle attività aziendali e ha disposto una momentanea destinazione del compendio aziendale della fallita Calcestruzzi Belice srl, ad altra società della stessa confisca Cascio, la Inerti srl, che ha lo stesso oggetto sociale della fallita. Marinello ricorda che il debito per il quale la magistratura ha stabilito che l’azienda potesse fallire ammonta a 30.000 euro, nei confronti dell’ENI. “Credito molto modesto – dichiara il senatore – per mandare a gambe all’aria una struttura come quella della Calcestruzzi Belice, azienda sana con un volume d’affari superiore al 1.200.000 euro all’anno, e il giudice che ha disposto il fallimento, ha agito con superficialità e
negligenza. Motivo per cui chiede al ministro della giustizia di avviare un’attività ispettiva “per valutare – sostiene – il grado di negligenza dell’operato del giudice che ha emanato la sentenza di fallimento, e rilevare se sussistano i presupposti per promuovere una procedura disciplinare nei confronti dello stesso.