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Tra Castelvetrano e Sciacca cali di produzione fino al 30% e prezzo dell’olio vicino ai 10€/kg: sono gli effetti del caldo record in estate e autunno.
La raccolta delle olive entrerà nel vivo in queste settimane e la situazione climatica anomala che sta colpendo l’Italia con temperature estive anche ad ottobre inoltrato determinerà un calo del 50% nella produzione di olio d’oliva nel Centro Italia e del 10% nel Sud rispetto agli anni migliori.
Non se la passano meglio Spagna, Tunisia e Turchia, principali concorrenti dell’Italia in questo settore, con una previsione di produzione molto inferiore alla media. La decisione della Turchia di bloccare le esportazioni di olio per proteggere il mercato interno contribuirà ancora di più all’aumento dei prezzi sui mercati globali, già in forte crescita.
Non buone notizie per i consumatori: l’olio d’oliva sta diventando un prodotto premium, con un aumento dei prezzi che è già aumentato del 37% nell’ultimo anno, diventando il secondo maggior aumento dopo lo zucchero nei carrelli della spesa e, purtroppo, le prospettive future non sono sicuramente positive.
Nel dettaglio, il calo della produzione di olio nel nostro comprensorio olivicolo si aggira complessivamente attorno al 20 -30 %. Significativa anche la minore produzione delle olive da mensa nei comuni tradizionalmente interessati a questa produzione (- 30-40%).
Ciò si traduce in un prezzo più alto sia dell’olio (€ 8,50 – 9,50 al Kg) all’ingrosso, sia delle olive da mensa (€ 1,60-1,80 al Kg).
“Le temperature estive interminabili e l’assenza di piogge impattano fortemente con il comparto olivicolo ormai in piena fase di raccolta. – dichiara Giuseppe Bono, dottore agronomo presso Sicily Commerce 2.0, azienda leader nella commercializzazione di prodotti agricoli in Sicilia – Ciò si traduce in un calo delle produzioni, in una diminuzione delle rese in olio e in una riduzione delle dimensioni e della qualità delle drupe per le cultivar da mensa.
Lo stress termico nel periodo dell’inolizione, fase in cui cresce la componente lipidica della polpa delle olive è in grado di pregiudicare le importanti qualità salutistiche e alimentari dell’olio. In questa fase il frutto si arricchisce di acido oleico (CH3(CH2)7CHCH(CH2)7COOH) e linoleico (CH3(CH2)4CH=CHCH2CH=CH(CH2)7CO2H): 2 acidi grassi insaturi (presenza di doppi legami carbonio-carbonio) fondamentali per la resa in olio e soprattutto per le proprietà antiossidanti dell’olio stesso.
Questa fase, – continua Bono – successiva alla fase di ingrossamento delle drupe e dell’indurimento del nocciolo, dà inizio alla produzione vera e propria delle gocce d’olio all’interno della polpa, ovvero della fase di inolizione vera e propria.
La formazione dell’olio nei frutti, nelle nostre zone, inizia a settembre e si completa nel mese di ottobre, un intervallo di tempo durante il quale si assiste alla diminuzione di due acidi grassi saturi (acido palmitico, acido stearico) a favore degli acidi linoleico ed oleico.
In breve, per i consumatori, non ci sono buone notizie in vista. L’olio d’oliva sta diventando un prodotto “Premium” (posizione che merita pienamente), con un aumento dei prezzi significativo e con prospettive future in crescita.
L’olio e le olive da mensa rappresentano due produzioni di grande eccellenza del nostro territorio, frutto di una cultura dell’Olivo che ha radici profonde e che si è nutrita da un tempo assai remoto dei sacrifici e delle risorse di molte generazioni di olivicoltori che meritano di essere ripagati. Le importanti certificazioni europee raggiunte in questi ultimi anni (Dop Val di Mazara, Dop Valli Trapanesi, IGP) hanno contribuito a creare un importante valore aggiunto, garantendo contemporaneamente produttori, consumatori, l’ambiente e il nostro paesaggio.
È bene pertanto – conclude Bono – condurre l’oliveto nel pieno rispetto di tutte le buone pratiche agronomiche, usufruendo di tutti i mezzi tecnici oggi a disposizione a supporto della sostenibilità ambientale ed economica delle aziende agricole” .