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Cannabis coltivata in casa in minime quantità, l’avvocato Gaudio sulla sentenza della Cassazione: “Cambia poco e la materia resta complessa”

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È legale coltivare in casa la cannabis, ma solo a precise condizioni. La decisione della Cassazione ha suscitato aspre polemiche, ma la Suprema Corte ha fissato i paletti del suo via libera. Avere piantine di cannabis non è reato, ad esempio, se si tratta di minime quantità, se sono destinate esclusivamente all’uso personale, se la coltivazione è fatta con tecniche ‘rudimentali’, cioè senza fertilizzanti nè irrigazione.

Sono molti i ‘paletti’ che la Cassazione ha messo nella massima di diritto – la sentenza ancora non è stata depositata – sulla ‘depenalizzazione’ della coltivazione domestica di piante stupefacenti, resa nota ieri, ma nonostante ciò prosegue il coro di proteste del centrodestra e della parte più proibizionista dell’associazionismo sociale. Per il Family day, così “si inventa un diritto a drogarsi che non ha alcun fondamento giuridico e alimenta una cultura dello sballo che oltre a minare l’integrità psicofisica dei giovani, è fra le maggiori cause di incidenti stradali mortali”.

Sulla sentenza abbiamo chiesto un commento al penalista di Sciacca Maurizio Gaudio

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