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Comune di Sciacca

Dieci le salme di migranti traslate al cimitero di Sciacca, don Mose’ Zerai: “E’ stata una profanazione” (Intervista)

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Il dolore si e’ rinnovato ancora. Ieri pomeriggio sono giunti a Sciacca alcuni dei sopravvissuti del naufragio del tre ottobre del 2013 costato la vita a 368 persone tra donne uomini e bambini. Chi e’ sopravissuto alla più grande tragedia dell’immigrazione nel Mediterraneo, e’ tornato in Sicilia da Paesi lontani come la Svezia per rendere omaggio a chi e’ stato più sfortunato.

Ieri, accompagnati dal vice sindaco Gisella Mondino, giunti al cimitero saccense non hanno trovato i compagni di viaggio nei loculi dove il Comune di Sciacca nelle settimane successive all’immane tragedia, aveva accolto per una degna sepoltura,r tedici persone annegate in mare.

Don Mose’ Zerai, attivista dei diritti dei migranti e a capo dell’Agenzia Beshida, ha ricevuto ieri ancora telefonate di familiari dei connazionali eritrei sepolti nei cimiteri siciliani. Dopo la notizia delle due donne che dalla Svizzera il tre ottobre scorso sono giunte a Sciacca non trovando il proprio caro nel loculo ma apprendendo che il Comune di Sciacca aveva trasferito tre anni prima in un campo comune la salma, sono tanti i familiari vittime di quel naufragio che vogliono sapere se il loro caro e ancora laddove era stato riposto.

Don Zerai parla di una vera e propria “profanazione” quella che avrebbe compiuto il Comune di Sciacca. Una vicenda legata all’ordinanza di requisizione di 39 loculi effettuati da una confraternita nei confronti del Comune di Sciacca che avrebbe poi spinto gli uffici ad effettuare il trasferimento dai loculi anche dei dieci migranti che nel 2013 erano stati accolti al cimitero di Sciacca.

“Un gesto gravissimo”, lo ha definito la sindaca Francesca Valenti che ha gia’ avviato una indagine interna mentre don Zerai parla di un gesto che rischia di vanificare il senso di accoglienza che in precedenza il Comune aveva manifestato.

“Ci sono – ha detto don Zerai – procedimenti di riconoscimento in corso di queste salme. Il Comune non può limitarsi a dire che i corpi non erano identificati. L’Italia ha assunto impegni precisi sull’identificazione di queste persone, impegni che il Comune dovrebbe conoscere”.

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