“Diverse le criticità legate allo screening oncologico in Sicilia che stiamo affrontando in commissione Salute all’Ars. A partire da un centro dove ci sarebbero circa 2.000 mammografie eseguite sei mesi fa ma ancora non repertate e questo è un problema molto grave: vuol dire che sei/sette donne, secondo una triste percentuale, hanno un tumore al seno ma non lo sanno. Bisogna ora capire quali sono gli atti da mettere in campo. Più in generale stiamo cercando di affrontare i problemi connessi allo screening oncologico e alla prevenzione nel suo complesso, ormai da tempo oggetto delle contestazioni che il ministero della Salute rivolge alla nostra Regione dove le campagne risultano inefficaci. Dobbiamo cercare di invertire questa tendenza”.
Lo dice la presidente della commissione Salute dell’Ars, Margherita La Rocca Ruvolo, a proposito delle audizioni svolte in ordine alle problematiche dello screening mammografico. Sono stati sentiti mercoledì scorso dalla sesta commissione dell’Assemblea regionale siciliana il dirigente medico radiologo dell’Asp di Caltanissetta Giuseppe Merlino e il direttore Dipartimento di scienze radiologiche del Policlinico “Paolo Giaccone” di Palermo Massimo Midiri che hanno esposto diversi dati e problemi legati allo screening senologico offrendo il loro contributo su possibili soluzioni. E’ intervenuto l’assessore alla Salute, Ruggero Razza, che ha illustrato in linea generale il piano del governo in materia di prevenzione. Ieri si è svolta l’audizione del coordinatore dei collegi provinciali dei tecnici sanitari di radiologia medica Renzo Marco Ignazio.
Dall’audizione del radiologo Giuseppe Merlino è emerso che “purtroppo siamo la Regione in cui l’adesione allo screening mammografico è la più bassa rispetto al resto d’Italia. Ogni 300 mammografie che facciamo c’è un tumore della mammella. Ogni trecento mammografie che non facciamo, invece, c’è una donna che ha il cancro e non lo sa. La questione è molto grave, nelle altre regioni si registra in media un tasso di partecipazione del 65%, in Sicilia è al 32%. In un’Asp dell’isola, poiché un radiologo è andato in pensione, 2.000 mammografie eseguite sei mesi fa non sono state repertate: la casistica medica vuole che 6/7 donne hanno un tumore e non lo sanno. Bisogna trovare delle soluzioni alternative ed efficaci, bisogna avere una cabina di regia. I modelli ci sono in Italia e in Europa, non dobbiamo inventare nulla, dobbiamo semplicemente saper copiare. Oggi i nostri screening sono inefficaci, inefficienti e antieconomici mentre ci sono delle vie alternative da seguire”.
Il radiologo Massimo Midiri ha sottolineato che “c’è anche un problema di formazione che va affrontato. Lo screening in Sicilia funziona male anche perché c’è una carenza di esperti nel settore. In questo momento, per esempio, i certificatori che rilasciano le certificazioni agli operatori radiologi sono soltanto due. Quindi c’è anche un problema nell’addestrare radiologi generali a fare screening, che non è un processo semplice”.
“Stiamo già lavorando – ha spiegato in commissione l’assessore regionale alla Salute Ruggero Razza – per individuare delle linee guida generali e un nuovo piano regionale della prevenzione all’interno del quale lo screening oncologico non potrà che avere uno spazio importante. Non soltanto per il tumore alla mammella, che in una Sicilia in crisi comunque è uno degli screening numericamente più alto quanto alla partecipazione, ma pensiamo ad interventi nelle aree a rischio ambientale, a tutte quelle zone che necessitano particolare attenzione e campagne mirate”. Della questione si tornerà a parlare martedì 20 marzo in commissione Salute all’Ars per fare il punto della situazione e impegnare il governo con una risoluzione.