Cronaca / Attualità

Epatite dopo trasfusione in ospedale a Torino, indennizzo per eredi di una donna di Sciacca

Riceveranno un indennizzo gli eredi di un’ottantenne di Sciacca morta nel maggio del 2018 che aveva contratto l’epatite C. L’importo è ancora da calcolare, ma che si aggirerà sui 30 mila euro. Lo ha stabilito il giudice del Lavoro del Tribunale di Sciacca al termine di una vicenda giudiziaria che poggia le basi su fatti avvenuti circa 30 anni fa.

Nei primi anni Novanta la donna aveva subito un intervento chirurgico a Torino e alcuni anni più tardi, in occasione di un altro intervento chirurgico, scoperto di avere contratto l’epatite C. Nel 2013 ha inoltrato domanda all’Asp di Agrigento per l’indennizzo che è stata rigettata. A questo è intervenuto l’avvocato Calogero D’Angelo con il ricorso gerarchico che è stato continuato poi dagli eredi.

Intanto, è stata riaperta la pratica amministrativa con documentazione prodotta che ha fatto emergere il nesso causale tra le trasfusioni ricevute e la patologia subita. Il ministero della Salute ha continuato a puntare sulla prescrizione.

“Il giudice del Tribunale di Sciacca – dice l’avvocato D’Angelo – ha condiviso i miei scritti stabilendo che non si tiene in considerazione quando si viene a conoscenza della malattia, ma il termine triennale inizia a decorrere da quando si è avuta contezza che la trasfusione ha determinato un danno alla persona. La piena consapevolezza. Pertanto, da quando si è presentata la domanda di indennizzo decorrono i tre anni”. Così il giudice ha accolto la richiesta per l’indennizzo.

La vicenda non si è conclusa con l’aspetto relativo alla previdenza. L’avvocato Calogero D’Angelo, infatti, punta anche al risarcimento.

Nella foto, l’avvocato Calogero D’Angelo

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