Il giudice monocratico del Tribunale di Sciacca, Dino Toscano, ha assolto perché il fatto non sussiste Valerio Ingoglia, di 47 anni, e Giovanna Gaballo, di 45, entrambi di Palermo, difesi, rispettivamente, dagli avvocati Michele De Stefani e Carmelo Carrara, che erano accusati di maltrattamenti in una struttura di seconda accoglienza di migranti, a Partanna, e di l’appropriazione indebita.
La vicenda riguarda fatti del 2015. Gaballo era stata citata a giudizio nella qualità di legale rappresentante di una società cooperativa, con sede a Partanna, e Ingoglia vice presidente del consiglio di amministrazione. La società si occupava della gestione di strutturi di accoglienza per migranti.
I due imputati erano accusati di avere posto in essere una serie di condotte finalizzate a maltrattare decine di migranti ospitati nelle comunità ed agli stessi affidati sulla base di convenzioni tra il Ministero dell’Interno e il Comune di Partanna che individuava la società come soggetto gestore del centro. Secondo l’accusa avrebbero negato servizi minimi, anche di natura igienica, idonei ad assicurare agli ospiti un’esistenza dignitosa, costringendoli a vivere in locali angusti, sovraffollati, sporchi e privi di arredi adeguati.
Le contestazioni riguardavano anche altre due strutture, una a Partanna e un’altra nella frazione di Triscina, a Castelvetrano. L’ipotesi di reato di appropriazione indebita scaturiva dal fatto che, secondo l’impostazione dell’accusa, Gaballo e Ingoglia si sarebbero appropriati di somme di denaro della cooperativa, distraendole dallo scopo cui erano destinate, in particolare non rendendo servizi previsti in favore degli ospiti.
L’avvocato Carrara, per Gaballo, ha evidenziato che la donna era del tutto estranea ai fatti contestati anche perché la sua permanenza alla guida della cooperativa era limitata a un periodo di tempo in cui non c’era stata alcuna lamentela da parte degli ospiti della struttura. Le difese dei due imputati, in punto di diritto, hanno poi sottolineato che non c’era stato alcun maltrattamento di migranti che, secondo una giurisprudenza della Corte di Giustizia Europea, è limitato ai fatti in cui ci sono trattamenti inumani e degradanti nei confronti degli ospiti delle strutture che non sono paragonabili a quelle delle strutture libiche o tunisine. Per tutto questo è stata presentata al giudice anche una memoria.