Ricorso innanzi al T.A.R. Lazio contro il Ministero della Difesa ed il Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri avverso il provvedimento del 8 novembre 2019 con cui un giovane saccense era stato escluso dal concorso per l’arruolamento nell’Arma dei Carabinieri, in ragione di una presunta diagnosi di “ginocchio valgo bilaterale”. Il Tar ha accolto il ricorso del saccense che assistito dallo studio dell’avvocato Gigi Rubino.
In ragione delle certificazioni sanitarie prodotte dal legale ed attestati la sussistenza in capo al proprio assistito dei requisiti per l’arruolamento nell’Arma dei Carabinieri, il T.A.R. del Lazio ha disposto una verificazione, in contraddittorio tra le parti, incaricando di ciò la Commissione Sanitaria d’Appello dell’Aeronautica Militare.
Innanzi la predetta Commissione il giovane aspirante Carabiniere veniva assistito da un proprio consulente di parte che in sede di verificazione rappresentava l’erroneità del giudizio di inidoneità formulato dal Centro Nazionale di Reclutamento dei Carabinieri.
La Commissione sanitaria incaricata, esaminata la documentazione prodotta dagli avvocati e dopo avere nuovamente sottoposto ad una accurata consulenza specialistica radiologica il giovane aspirante carabiniere, rilevava l’erroneità dell’accertamento reso dal Centro di reclutamento dell’Arma dei Carabinieri.
In particolare, la detta Commissione ha appurato l’assenza di anomalie esimenti a carico dell’articolazione esaminata e, conseguentemente, l’insussistenza dei presupposti su cui era stato formulato il giudizio di non idoneità all’arruolamento e, quindi, giudicava il profilo sanitario del giovane compatibile con il prosieguo dell’iter concorsuale.
Veniva dunque accertata la fondatezza delle censure mosse dai legali in ordine al possesso dei requisiti di idoneità previsti per l’arruolamento nell’Arma in capo all’aspirante Carabiniere e l’erroneità del giudizio formulato dal Centro Nazionale di Selezione e Reclutamento dell’Arma dei Carabinieri.
Conseguentemente, il T.A.R. del Lazio, dopo avere disposto la notifica per pubblici proclami del gravame proposto, con sentenza del 1 febbraio 2021, ritenendo fondate le censure evidenziate dagli avvocati Girolamo Rubino e Daniele Piazza