Quella culminata nelle scorse ore con la citazione diretta in giudizio decretata dalla Procura di Sciacca a carico di Marco Campione e Giandomenico Ponzo, è solo l’ultima di una lunga serie di indagini che, in dieci anni, hanno visto finire più volte sotto i riflettori Girgenti acque. Carte bollate che, dunque, continuano a scandire l’andamento della società che, però, fino ad oggi è rimasta in sella, uscendo sostanzialmente indenne da un referendum, quello per l’acqua pubblica che, malgrado il risultato, è caduto nel vuoto. Fatto, questo, su cui però la collettività non demorde ancora, come dimostra l’azione svolta dal Comitato Intercomunale per l’acqua pubblica, il cui portavoce è il segretario della Camera del lavoro Franco Zammuto.
Le cause contro Girgenti acque. Non c’è comune della provincia dove il rapporto con Girgenti acque sia stato o sia tuttora improntato sulla serenità. E cresce ogni giorno l’esercito di avvocati pronto ad intentare una causa nei confronti del gestore.
Il caso del depuratore di Ribera. Sono diversi gli impianti di depurazione gestiti da Girgenti acque in provincia sequestrati dalla magistratura per funzionamento irregolare. Si inquadra in questo quadro un’altra indagine della Procura di Sciacca, quella che ha registrato il rinvio a giudizio di Marco Campione e del componente del Cda dell’ente gestore Giuseppe Giuffrida. Sullo sfondo: l’inquinamento, scaturito dal mancato convogliamento causato dalla rottura del collettore fognario, dei reflui del centro abitato al depuratore di contrada Torre.
Le discusse modalità di assunzione. Lo stesso reclutamento di almeno il 30% dei lavoratori di Girgenti acque è stato oggetto di accertamenti giudiziari e inchieste giornalistiche. Diversi politici agrigentini, il cui nome era stato associato a quello di alcuni dipendenti, sono stati chiamati a deporre, nella migliore delle circostanze come persone informate sui fatti. Questione, quella delle assunzioni, che ha indotto la stessa DDA di Palermo ad occuparsi del problema, non escludendo interessi inconfessabili sul tema.
Duty free. Ha avuto anche un legame con il tema delle assunzioni l’inchiesta della procura di Agrigento, che ha indagato il capo di Girgenti acque Marco Campione e quello dell’Agenzia delle entrate Pasquale Leto. Sullo sfondo: uno scambio di favori e perfino tangenti anche per l’annullamento di sanzioni tributarie. Indagati arrestati ma poi scarcerati dal Tribunale del Riesame, oggi gran parte di loro attendono di essere giudicati col rito abbreviato.
Il Tar contro i distacchi fognari. Recentemente sull’attività di Girgenti acque è intervenuto un altro organo giurisdizionale. Il TAR, infatti, ha accolto il ricorso del sindaco di Grotte, che si era opposto ai distacchi fognari operati da Girgenti acque, ritenendo che si trattasse di un abuso, considerato che i sigilli sui contatori idrici non escludono modalità alternative nell’approvvigionamento idrico, mentre per lo smaltimento dei reflui questo non sarebbe stato possibile.
Caos tariffe. La questione del caro bollette di Girgenti acque è da anni al centro dei riflettori, facendo ritenere anche che quelle applicate qui sono le tariffe tra le più alte d’Italia. Questione che ha registrato la rabbia di molti agrigentini, a partire da quelli che più volte si sono visti addebitare, ingiustamente, costi di utenza (assai salati) previsti per le seconde case. Questione, quella delle tariffe, che ha visto in prima linea la Cgil e la stessa Federconsumatori, che a Sciacca ha spesso costretto la società ad ammettere i propri (ripetuti) errori.
Interrogazioni parlamentari e reportage Tv. Che l’attività sul territorio di Girgenti acqua sia discussa, lo rivelano anche gli atti ispettivi presentati da parlamentari regionali e nazionali (soprattutto del Movimento Cinquestelle), che hanno chiesto alle autorità di verificare se quelle applicate qui siano tariffe eque; lo rivelano anche i numerosi reportage televisivi realizzati (da Report a Presa Diretta, di Raitre), che hanno fatto emergere il disagio della popolazione.
Ma Girgenti acque gestisce le reti di 27 comuni. Da anni si parla della necessità di rescindere il contratto di servizio stipulato nel 2007 tra Girgenti acque (unica concorrente alla gara d’appalto indetta da quell’Ato idrico che oggi non c’è più, sostituito dall’Ati) e i comuni della provincia. Comuni che sono 43. Eppure l’ente gestore ha ricevuto la disponibilità delle reti da 27 di essi, tra cui Agrigento, Sciacca, Ribera, Sambuca. Gli altri comuni, con una lungimiranza ammirevole, va detto, hanno resistito, incuranti delle minacce di inadempienza e di possibili commissariamenti mai arrivati. Menfi è uno di questi comuni. E sembra quasi bizzarro che oggi, a rappresentare l’interlocutore principale di Girgenti acque, sia il sindaco di uno dei comuni che non consegnarono gli impianti.