Il fatto non è previsto dalla legge come reato. Così ha deciso la Corte di Appello di Palermo stabilendo, nel processo a carico di due soggetti di Corleone, che il prelievo di acqua pubblica da un punto di sbocco della rete idrica comunale, una fontana pubblica, non è furto aggravato, ma illecito amministrativo.
I due imputati, padre e figlio, erano stati rinviati a giudizio avanti il Tribunale di Termini Imerese per furto d’acqua aggravato perché, in concorso morale e materiale fra loro, si impossessavano di circa duemila litri di acqua di proprietà del comune di Roccamena, prelevandoli da un abbeveratoio pubblico, collegando il proprio autocarro all’abbeveratoio.
Entrambi erano difesi dall’avvocato Luigi La Placa.
Il pubblico ministero aveva chiesto le attenuanti generiche da considerarsi equivalenti alle contestata aggravante ela condanna alla pena di 6 mesi di reclusione e 200 euro di multa ciascuno.
La difesa l’assoluzione perché il fatto non sussiste o, in subordine, perché non previsto dalla legge come reato.
Il Tribunale di Termini Imerese ha assolto entrambi perché il fatto poteva considerarsi di particolare tenuità.
Avverso la sentenza emessa dal Tribunale di Termini Imerese l’avvocato Luigi La Placa ha proposto appello, censurando la sentenza con un unico motivo e cioè che il prelievo di acqua pubblica da un punto di sbocco della rete idrica comunale, una fontana pubblica, non integra il reato di furto aggravato, bensì un illecito amministrativo, chiedendo la riforma con la formula assolutoria perché il fatto non è previsto dalla legge come reato.
La prima sezione penale della Corte di Appello di Palermo, in riforma della sentenza impugnata, ha assolto entrambi i soggetti perché il fatto non è previsto dalla legge come reato.
Nella foto, l’avvocato Luigi La Placa