I consiglieri comunali di opposizione hanno presentato richiesta di apertura di attività ispettiva presso il Comune di Sciacca per il mancato adempimento da parte del sindaco della relazione annuale.
In particolare, la richiesta e’ stata presentata all’Assessorato alle Autonomie locali dai consiglieri Calogero Bono, Ignazio Bivona, Filippo Bellanca, Luca La Barbera, Antonino Venezia, Alessandro Grassadonio, Clelia Catanzaro, Lorenzo Maglienti,
Raimondo Brucculeri, Carmela Santangelo, Maurizio Blò.
“Sin dal proprio insediamento – hanno scritto i consiglieri – l’amministrazione Termine ha tenuto, nonostante le apparenze, un comportamento poco rispettoso delle prerogative dei consiglieri comunali, in particolare di quelli appartenenti alla opposizione.
Poche sono state infatti le occasioni nelle quali il Sindaco, di propria iniziativa, ha ritenuto informare il consiglio comunale e l città su questioni rilevanti riguardanti la città, mentre in tante occasioni è stato chiamato in causa dai consiglieri comunali di opposizione a relazionare su dette questioni”.
I consiglieri denunciano nello specifico la mancata produzione della relazione annuale del sindaco, sullo stato di attuazione del programma, prevista dall’art. 17 della Legge regionale n. 7 del 1992 che
il sindaco Termine, insediatosi nella tornata elettorale del giugno del 2022, ha fatto scadere il termine per il deposito della relazione annuale relativa al primo anno, cosi come ha fatto scadere il termine per la presentazione anche della seconda relazione, non avendo provveduto ad inviare la stessa al consiglio comunale.
“Va precisato – scrivono i consiglieri – come detta relazione risulti di particolare rilevanza al fine di consentire al consiglio comunale di esercitare le proprie prerogative riguardanti la verifica dell’attuazione del programma e consentono ai consiglieri di esercitare, contestualmente, il proprio dovere/potere di controllo e di critica politica.
In diverse occasioni in consiglio comunale si è provveduto a sollecitare il sindaco, così come anche ad interessare lo stesso segretario comunale, ma le dette sollecitazioni sono rimaste
prive di riscontro.
In particolare nella seduta del consiglio comunale del 16 aprile scorso, a seguito di richiesta di comunicazione di alcuni dei consiglieri comunali oggi scriventi, si è di fatto diffidato il sindaco a produrre la relazione, in considerazione anche della circostanza che la nuova lettura della norma avrebbe potuto portato l’Ente ad incorrere in sanzioni, proprio nel caso di mancata presentazione. Nel corso della detta seduta il sindaco ha comunicato che, entro aprile 2024, avrebbe provveduto ad inviare al Consiglio la relazione relativa al primo anno.
Successivamente in data 12 giugno 2024, nel corso di una seduta di commissione consiliare il consigliere Calogero Bono ha sollecitato il segretario comunale e il vice sindaco, paventando anche di scrivere all’ufficio ispettivo dell’assessorato alle autonomie locali, ricevendo rassicurazioni che non hanno avuto alcun riscontro”.
Poiché ad oggi nessuna relazione é stata prodotta nonostante le indicazioni pervenute dalla recente riscrittura, che prevedono sanzioni specifiche in capo all’Ente e al primo cittadino, i consiglieri chiedono all’ufficio ispettivo dell’Assessorato delle Autonomie Locali che venga svolta specifica attività ispettiva al fine di riscontrare la violazione della norma disponendo la corretta applicazione ed il suo rispetto, ed adottando conseguentemente, in caso di riscontrata violazione, l’adozione dei provvedimenti ritenuti necessari e previsti dalla norma.
Inoltre, i consiglieri di opposizione lamentano il mancato riscontro scritto alle interrogazioni degli stessi con medesima risposta e pertanto, si chiede il rispetto della norma di rango superiore (art. 43 c. 3 del DLgs 267/2000) che prevede la risposta scritta se richiesta.
Il rischio è quello dell’applicazione di sanzioni molto pesanti. In particolare, in capo al sindaco potrebbe essere applicata una sanzione del 10 per cento sull’indennità per ogni mese di ritardo mentre per il Comune, una sanzione dell’un per cento dei trasferimenti regionali per ogni mese di ritardo, ovvero si parla di circa dieci mila euro al mese.