I giudici di appello della Corte dei Conti hanno condannato due fratelli imprenditori, entrambi di Sciacca, a risarcire con un milione di euro l’assessorato regionale all’Agricoltura e alla Pesca. La contestazione del danno sarebbe stata accertata dalle indagini del nucleo di polizia economico finanziaria della guardia di finanza di Agrigento, coordinate dalla procura che avevano portato anche ad un provvedimento di sequestro preventivo in merito proprio al finanziamento ottenuto. I due dovranno restituire il finanziamento ottenuto per investimenti nei settori della trasformazione e della commercializzazione di prodotti ittici.
Attraverso una società intermediaria, riconducibile sempre agli imprenditori, sarebbero lievitati i costi e le fatture.
Secondo i giudici contabili si è di fronte a “realtà imprenditoriali fittizie dal punto di vista soggettivo, – si legge nella sentenza – che utilizzano i soldi pubblici in un chiuso ed asfittico giro di risorse che circolano e ricircolano tra imprese appartenenti allo stesso gruppo familiare sotto la direzione, di mero fatto, di un unico soggetto che opera dietro le quinte, non sono certamente riferibili ad imprese “vitali”, al cui sviluppo ed alla cui implementazione, secondo logiche di concorrenzialità e di libero mercato, risulta finalizzata, in ultima analisi, la contribuzione pubblica.
L’esborso di pubbliche risorse, nella fattispecie oggetto di analisi, ha tradito, come sopra evidenziato, l’obiettivo primario della misura di sostegno finanziario, lo stesso risulta privo di qualunque utilità per la pubblica amministrazione erogatrice e per la comunità di riferimento”.