Cronaca / Attualità

La protesta delle guide turistiche contro la deregulation. Una professione che nella “Sciacca turistica” non esiste

A scatenare il casus belli è stata una sentenza del TAR del Lazio che, accogliendo un ricorso, ha deciso di annullare il decreto del Ministro dei Beni culturali Dario Franceschini che regolava la professione di Guida turistica specializzata. La conseguenza è una sostanziale deregulation in un settore che in Italia al momento dà lavoro ad almeno 20 mila persone. “Si rischia il far-west“, dicono i rappresentanti del coordinamento nazionale delle guide turistiche. Che evidenziano come, con la sentenza del TAR, sia automaticamente ammessa la libera circolazione di guide turistiche in tutti i paesi europei, oltrepassando così i precedenti confini delle guide in possesso di patentini provinciale e regionale. Insomma, tanto per fare un esempio: un cittadino francese potrà esercitare tranquillamente la professione a Palermo. Oggi a Roma c’è stata una manifestazione di protesta, per chiedere al Parlamento l’approvazione di una legge che regoli l’accesso alla professione e tuteli la corretta illustrazione del patrimonio culturale.

Una vertenza che ha visto una rappresentanza di parlamentari del Partito Democratico, tra cui l’agrigentina Maria Iacono, incontrare una delegazione dell’Associazione nazionale delle guide turistiche. Pd che ha dato la propria disponibilità a individuare una soluzione legislativa, che sia in linea però con le norme dell’Unione Europea. Si rischia uno stato di agitazione, anche attraverso il boicottaggio di iniziative come le domeniche gratis nei musei o per mezzo di manifestazioni di protesta all’interno degli stessi siti.

È una professione, quella della guida turistica, che in una città come Sciacca, che eppure si picca di essere una città d’arte, meta di visitatori interessati ai suoi straordinari monumenti, in buona sostanza non esiste. E questo riapre un dibattito ultradecennale sulle opportunità di sviluppo in una località dove la cultura dell’ospitalità, diciamocelo con tutta franchezza, è tuttora lasciata alla libera improvvisazione, e dove sono ancora troppo pochi i commercianti in grado di conversare almeno in inglese con i turisti. Una città dove si preferisce piangersi addosso piuttosto che costruirsi un lavoro, anche perché, e qui ha ragione il segretario della Camera del lavoro Franco Zammuto, non è esistito fino ad oggi un coordinamento istituzionale che organizzasse e sostenesse l’insorgere di nuovi possibili mestieri.

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