Liberato Maietta internato in un lager nazista, e’ stato uno degli ultimi a raccontare a Sciacca la prigionia

Liberato Maietta come tanti sopravissuti non amava raccontare cio’ di cui era stato protagonista. Quel racconto lo faceva soffrire ogni volta. Negli ultimi anni della sua vita, spesso riaffioravano i ricordi di quelle notti nel campo di concentramento dove era stato fatto prigioniero appena diciottenne. Rivedra’ la sua casa soltanto tre anni dopo. Talvolta farfugliava in tedesco nel sonno quando ritornava in mente quel posto freddo e insensato. Era nato il 12 settembre del 1926 e chiamato alla ferma di leva, in realtà’ da soldato non farà mai un solo giorno, ma per lui il destino ha riservato la prova ancora più dura: la caserma di Alba venne accerchiata dai tedeschi pochissimi giorni dopo il suo arrivo e il passaggio a prigioniero italiano non collaborazionista venne scandito da un lungo viaggio in treno di ben undici giorni con arrivo in un lager.

Nonno Liberato non si sottrasse pero’ anni dopo al racconto alla nipote Luisa, allora bambina che chiamata a un compito per scuola, ha confezionato pagine di testimonianza incastonate in un quaderno. Grafia di bimba, ma storia cruda di un uomo e purtroppo, di tanti altri che non hanno potuto avere figli e nipoti ai quali raccontare.

Sopravvivere al lavoro, alle malattie che si potevano contrarre, alla fatica e alla vera fame come quando insieme agli altri compagni di baracca nascose il corpo di un altro compagno morto di freddo solo per avere una razione di cibo in più, non e’ stato semplice. Campano, e’ arrivato a Sciacca dopo la sua liberazione dopo la fine di quell’orrore e della guerra, dopo esser divenuto poliziotto e accettando di trasferirsi in Sicilia per un incentivo in più sullo stipendio.

Oggi Liberato Maietta non e’ più con noi. La sua e’ stata una delle ultime voci nel nostro territorio a poter portare la testimonianza diretta di quel momento storico, di quanto vissuto. Lo ricordiamo in questa giornata, fatta appunto per non dimenticare.

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