Respingono l’accusa di associazione a delinquere finalizzata alla truffa i tre indagati su presunte false promesse di assunzione alle Poste italiane per 19 mila euro. Gli interrogatori di garanzia si sono svolti ieri per i riberesi Alfonso Caruana e Antonina Campisciano, entrambi di 44 anni, marito e moglie. Il marito si trova nel carcere di Termini Imerese e la moglie ai domiciliari.
Il gip del Tribunale di Sciacca, Antonino Cucinella, ha autorizzato la Campisciano a recarsi al lavoro. L’indagata, difesa dall’avvocato Giovanni Vassallo, si è dichiarata estranea ai fatti.
Ha respinto le accuse
anche la polacca Sylvia Adamczyk, di 47 anni, pure ai domiciliari, difesa dall’avvocato
Antonino Tornambè.
“Il mio cliente ha chiarito la sua posizione” dice l’avvocato Giovanni Vaccaro, che difende Alfonso Caruana, che si trova in carcere. Quest’ultimo durante l’interrogatorio avrebbe detto che la moglie e la polacca non c’entrano nulla.
Secondo quanto emerso dalle indagini svolte dalle sezioni di polizia giudiziaria dei carabinieri, della polizia di Stato e della guardia di finanza che operano alla Procura della Repubblica di Sciacca, coordinate dal sostituto Michele Marrone, sarebbe Caruana il dominus della vicenda che avrebbe assunto l’iniziativa del reclutamento dei candidati millantando la conoscenza di alti gradi delle poste e organizzato gli incontri per la stipula dei contratti ed il versamento dei corrispettivi. Ai danni di sei persone che hanno denunciato la truffa sarebbe stata per complessivi 45 mila euro.