Nel secolare dibattito sui cosiddetti “abusivi per necessità” (quello che a Licata è culminato addirittura con la “mozione di sfiducia-shock” che ha mandato a casa il sindaco Angelo Cambiano), a recitare un ruolo decisivo è anche la storia più recente. Quella storia che vede protagonista la stessa Sciacca. Correva l’anno 2013, quando l’allora procuratore capo Vincenzo Pantaleo, nel tentativo di restituire dignità ad un territorio cementificato ignobilmente anche (se non soprattutto) grazie all’assenza di regole (leggasi: Piano Regolatore Generale), convocò i 20 sindaci dei comuni ricadenti nel Circondario del Tribunale di Sciacca e, con loro, stipulò un protocollo d’intesa senza precedenti. Conteneva l’impegno, da parte dei rappresentanti delle singole municipalità, a demolire a propria cura e spese i manufatti abusivi già oggetto di sentenze penali definitive nei loro rispettivi territori. Un’intesa che fece scalpore ma che, di fatto, in quattro anni non ha mai prodotto risultati. Ruspe all’opera non se ne sono pressoché viste. “Colpa” della mancanza di sentenze penali definitive? Non scherziamo. Piuttosto, ad incidere (manco a dirlo) è stata la mancanza di soldi pubblici. Perché la demolizione di un edificio richiede l’impiego di denaro. E così, anche nella prospettiva (impossibile) di potersi un giorno rivalere sul proprietario dell’immobile abusivo, non se n’è mai fatto niente. Risultato: il contenuto di quel protocollo d’intesa è rimasto poco più che lettera morta. I fabbricati abusivi oggetto di sentenza definitiva sono irrimediabilmente rimasti in piedi, a deturpare il paesaggio. È forse questa la ragione per cui la battaglia di Angelo Cambiano, “punito” dal Consiglio comunale di Licata, è diventata il paradigma della lotta della Sicilia contro i mulini a vento della legalità. Un sindaco che voleva far rispettare la legge, e che aveva disposto la demolizione di 130 villette. Con la conseguenza che da tempo l’insegnante di matematica vive scortato. Ma mentre i consiglieri comunali che lo hanno sfiduciato dicono che perfino Cambiano aveva qualche parente abusivo (per necessità?), il dibattito rimane aperto. Gli abusi restano impuniti e, dunque, c’è chi immagina che nuovi abusi possano essere ancora commessi. Sul nostro giornale l’architetto Paolo Ferrara ci ha ricordato come il territorio saccense sia stato letteralmente devastato, dai palazzi costruiti sulle mura medievali in avanti. Poi è venuta fuori la confusione, soprattutto sulla considerazione popolare in merito a zone edificate che, comunque, o erano state dichiarate edificabili (in maniera più o meno discutibile) o sono poi state sanate, grazie alle concessioni di governi dalla precisa connotazione politica. La fine della fiera è che il cambiamento parte dal basso. E fin quando un sindaco che vuol applicare la norma è costretto a rinunciare e a tornarsene a casa, vuol dire allora che la strada per il completamento del riscatto di questa terra è ancora molto lunga. Così come hanno drammaticamente immaginato Ficarra e Picone nella loro “Ora legale”.
Lotta all’abusivismo edilizio: a quattro anni dal protocollo d’intesa procura-comuni, zero demolizioni nel circondario giudiziario di Sciacca
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