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Mafia e droga nell’Agrigentino, trenta persone fermate (Video)

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Vasta operazione antimafia dei carabinieri ad Agrigento, i militari del Nucleo Operativo con il supporto dei colleghi dei Comandi Provinciali di Palermo, Trapani e Caltanissetta, del Nucleo Eliportato Cacciatori di Sicilia, dei Nuclei Cinofili di Palermo e Nicolosi e del 9° Nucleo Elicotteri di Palermo, hanno dato esecuzione a un provvedimento di fermo di indiziati di delitto emesso dalla Procura della Repubblica di Palermo nei confronti di 30.soggetti, 4 di loro si trovano già in carcere mentre 3 si trovano all’estero. Nei confronti di questi 7 soggetti il decreto non ha trovato esecuzione mentre per i restanti 23 fermati e’ stata completata l’esecuzione del provvedimento.

I 23 indagati, tutti cittadini italiani, sono indiziati, a vario titolo, di appartenere all’organizzazione mafiosa denominata “Cosa Nostra” e di far parte di associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti .

Sono state eseguite, contemporaneamente perquisizioni personali e domiciliari delegate dalla Procura distrettuale nei confronti di ulteriori 20 soggetti indagati nello stesso procedimento penale.

Mentre hanno eseguito ventinove fermi a margine di una indagine che ipotizza i reati di associazione mafiosa, associazione a delinquere finalizzata allo spaccio di sostanze stupefacenti, minaccia aggravata dal metodo mafioso.

Nel corso delle perquisizioni effettuate presso i soggetti sottoposti a fermo e presso gli altri indagati, sono stati rinvenuti e sequestrati vari quantitativi di droga come cocaina, hashish e denaro contante.

Inoltre, e’ stato tratto in arresto in flagranza di reato un ulteriore soggetto trovato in possesso di circa 200 grammi di sostanza stupefacente di tipo cocaina e 2.700 euro in contanti.

I soggetti indagati sono: Domenico Blando, 67 anni, di Favara; Michele Bongiorno, 34 anni di Favara; Pietro Capraro, 39 anni, di Agrigento; Ignazio Carapezza, 33 anni, di Porto Empedocle; Carmelo Corbo, 46 anni, di Canicattì; Samuel Pio Donzì, 23 anni, di Agrigento; Carmelo Fallea, 50 anni, di Favara; Cosimo Ferro, 36 anni, di Castelvetrano; Francesco Firenze, 40 anni, di Castelvetrano; Giuseppe Focarino, 59 anni, di Palermo; Cristian Gastoni, 31 anni, di Agrigento; Angelo Graci, 60 anni, di Castrofilippo; Rocco Grillo, 32 anni, di Gela; Alfonso Lauricella, 58 anni, di Agrigento; Gaetano Licata, 41 anni, di Agrigento; Fabrizio Messina Denaro, 57 anni, di Castelvetrano; Fabrizio Messina, 50 anni, di Porto Empedocle; Gabriele Minio, 37 anni, di Agrigento; Giorgio Orsolino, 34 anni, di Agrigento; Roberto Parla, 46 anni, di Canicattì; Vincenzo Parla, 53 anni, di Canicattì; Giuseppe Pasqualino, 33 anni, di Gela; Calogero Prinzivalli, 41 anni, di Agrigento; Mirko Salvatore Rapisarda, 40 anni, di Gela; Emanuele Ricottone, 42 anni, di Marianopoli; Giuseppe Sottile, 38 anni, di Agrigento; Alfonso Tarallo, 44 anni, residente in Belgio; Angelo Tarallo, 44 anni, residente in Belgio; Guido Vasile, 66 anni, di Agrigento, Nicolò Vasile, 43 anni, di Agrigento.

Secondo le indagini, infine Fabrizio Messina e Pietro Capraro sarebbero i rispettivi capi delle famiglie mafiose di Porto Empedocle e Agrigento/Villaseta mentre altri tre indagati Gaetano Licata, Gabriele Minio e Guido Vasile farebbero parte della famiglia mafiosa di Villa seta.

Alcuni degli indagati avvalendosi della forza di intimidazione derivante dall’appartenere a Cosa nostra, avrebbero costretto l’amministratore di una società aggiudicataria dei lavori di raccolta e di trasporto di rifiuti nel comune di Agrigento, ad assumere quali operai almeno cinque persone a loro legate per vincoli familiari o comunque di loro fiducia. Ma avrebbero anche costretto il legale rappresentante di una società di carburanti a interrompere il rapporto lavorativo con un dipendente per sostituirlo con un’altra persona a loro gradita. Non sarebbero mancati i danneggiamenti: alcuni indagati avrebbero dato fuoco a due autocarri intestati a una ditta di costruzioni; altri a un furgone intestato a una rivendita di bevande di Porto Empedocle. In altro episodio, avrebbero esploso diversi colpi d’arma da fuoco nei confronti della saracinesca della stessa rivendita. E ancora a quale azione dimostrativa a scopo d’intimidazione, sarebbero stati esplosi diversi colpi di arma da fuoco in direzione della porta d’ingresso dell’abitazione di un uomo di Agrigento, resosi colpevole di aver avuto un litigio con il figlio di uno dei presunti mafiosi.

Poi ancora minacce, all’amministratore della società aggiudicataria dei lavori di riqualificazione di piazza della Concordia, a Villaseta, per assumere cone operaio una persona a loro gradita.

Stesso copione per l’assunzione di operai “amici” con la ditta aggiudicataria in subappalto degli stessi lavori.

Alcuni dei fermati sarebbero stati anche gli autori della rapina al distributore di carburante Db di Villaseta, durante la quale si sarebbero impossessati della somma di 400 euro sottraendoli al dipendente con violenza e minaccia.

Inoltre, avrebbero costretto il titolare di un bar di Agrigento, e i suoi dipendenti, a erogare loro cibi e bevande senza pagarne il corrispettivo, procurandosi così un ingiusto profitto.

Infine, avrebbero costretto, mediante ripetuti atti di violenza e minacce esplicite, il titolare di un esercizio commerciale di Agrigento a corrispondere loro mensilmente la somma di 1.000 euro, procurandosi sempre un ingiusto profitto.

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