Maxi operazione della Dda di Brescia denominata “Leonessa”stamane che ha sgominato una cellula della Stidda operante in Lombardia.
Si tratta di un’ inchiesta gemella a quella condotta dagli inquirenti siciliani stamattina denominata “Stella Cadente” che ha portato all’arresto di 35 persone e che vede coinvolti tre agrigentini. Si tratta di Salvatore Sambito, 38 anni di Palma di Montechiaro, a cui viene contestata l’associazione a delinquere di stampo mafioso.
Ai domiciliari anche due cugini di Sciacca ai quali vengono contestati reati di tipo economico-finanziario. Si tratta di Filippo Carlino e Giuseppe Carlino, rispettivamente di 42 e 46 anni.
Il quarto agrigentino, Giuseppe Vella, 66 anni di Licata, è invece finito nelle maglie dell’inchiesta siciliana “Stella Cadente”.
Sessantanove arresti, sequestri per 35 milioni di euro e un centinaio di perquisizioni, per un totale di circa 200 indagati : sono i numeri dell’operazione condotta dalla Squadra Mobile e dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Brescia, con il supporto dello Sco della Polizia di Stato e dello Scico della Guardia di Finanza. L’organizzazione mafiosa, attraverso il supporto di colletti bianchi, ha permesso a una vasta platea di imprenditori di evadere il fisco per diverse decine di milioni di euro, cedendo crediti fiscali inesistenti con effetti distorsivi sull’economia reale ulteriormente condizionata dai reinvestimenti dei profitti illeciti conseguiti. L’enorme redditività del business ha determinato momenti di tensione con la cosca operante in Sicilia, il cui traffico di droga è stato inizialmente finanziato proprio dai proventi della vendita dei crediti fittizi.
L’indagine ha, quindi, permesso di monitorare l’evolversi dei rapporti tra i due sodalizi che hanno, infine, siglato una vera e propria pax mafiosa, L’anello di congiunzione tra i mafiosi e gli imprenditori era rappresentato dai “colletti bianchi”, i quali individuavano tra i loro clienti, principalmente del Lazio, Calabria, Sicilia, Piemonte e Lombardia, quelli disponibili al risparmio facile e che ora dovranno rispondere del reato di indebita compensazione di tributi.
Il gruppo criminale nel giro di un anno e mezzo, è riuscito a commercializzare crediti fiscali inesistenti per circa 20 milioni di euro, ceduti a imprenditori operanti tra i più svariati settori dell’economia.Pur cambiando business, gli stiddari hanno mantenuto le “antiche” modalità mafiose nel loro quotidiano agire. anche se “in giacca e cravatta”, sono rimasti fedeli ai comportamenti tipici della mafiosità, manifestando capacità di intimidazione nei confronti della concorrenza e di affiliati ritenuti inaffidabili, offrendo, in aggiunta ai crediti fittizi, protezione agli imprenditori che ne hanno fatto richiesta, estromettendo con violenza i partecipi delle società in cui avevano reinvestito i proventi illeciti.
Le investigazioni hanno, inoltre, permesso di ricostruire le attività di reimpiego e riciclaggio, attuate attraverso società operanti, ad esempio, nei settori della consulenza amministrativa, finanziaria e aziendale, della sponsorizzazione di eventi e del marketing sportivo, del noleggio di auto, barche ed aerei, del commercio all’ingrosso, di studi medici specialistici, della fabbricazione di apparecchiature per illuminazione e della gestione di bar.