Nessuna responsabilità anche in sede civile per Lucia Rizzo, di 57 anni, e Anna Lucido, di 61, entrambe di Menfi, rispettivamente responsabile amministrativa e dipendente di una casa di riposo nel centro belicino, già assolte con sentenza definitiva dall’accusa di omicidio colposo nella vicenda riguardante il decesso, nel 2013, di un uomo che si trovava ricoverato presso la struttura.
La Corte di Appello di Palermo aveva riformato la sentenza di condanna a un anno di reclusione del Tribunale di Sciacca assolvendole perché il fatto non sussiste.
Rizzo e Lucido, assistite dagli avvocati Luigi e Sandro la Placa, Giovanni Galletta e Antonino Alagna, hanno affrontato anche un giudizio in sede civile perché avverso la sentenza di assoluzione è stato proposto ricorso per Cassazione ai soli effetti civili da parte dei familiari dell’uomo che è deceduto, che era affetto dal disturbo di potomania (cioè il bisogno irrefrenabile di bere qualsiasi sostanza liquida) e che ha bevuto del detersivo, morendo poi per collasso cardiocircolatorio per ingestione di sostanze chimiche tossiche.
Le difese di Rizzo e Lucido hanno depositato nel giudizio di Cassazione due distinte memorie difensive, con le quali chiedevano che La Corte di Cassazione dichiarasse inammissibili entrambi i ricorsi formulati dalle parti civili costituite perché proposti da soggetti non legittimati perché sprovvisti di procura speciale e comunque nel merito dichiarasse i ricorsi manifestamente infondati e, perciò, inammissibili, con conseguente conferma della sentenza emessa dalla Corte di Appello di Palermo.
La Cassazione ha accolto le richieste formulate dagli avvocati di Rizzo e Lucido dichiarando inammissibili entrambi i ricorsi.