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Comune di Sciacca

Processo d’appello a 12 anni dalla morte dell’operaio La Bella di Sciacca nel cantiere del Parf, prescrizione per un tecnico comunale

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La Corte d’Appello di Palermo ha confermato la sentenza del Tribunale di Sciacca del maggio 2015, emessa dal giudice Cinzia Alcamo, di condanna a carico dell’ingegnere Gaspare Giarratano a un anno e 4 mesi con pena sospesa ed ha dichiarato estinto, per sopravvenuta prescrizione, il reato di omicidio colposo ascritto anche all’ingegnere Giuseppe Liotta.

I tecnici del Comune di Sciacca erano a giudizio per la morte, nel cantiere del Parf, di Accursio La Bella, di 35 anni, operaio impegnato nei lavori che in quella fase si svolgevano nella località Stazzone.

L’incidente è avvenuto il 3 dicembre del 2008. I giudici d’appello, accogliendo le conclusioni delle parti civili, hanno confermato le statuizioni civili: in favore della vedova, dei figli e dei genitori del La Bella, rappresentati dall’avvocato Giovanni Vaccaro; in favore del fratello, rappresentato dall’avvocato Leonardo Palagonia, e in favore dell’Inail. E’ stata quindi confermata la condanna dell’ingegnere Liotta e del Comune di Sciacca, quale responsabile civile, al residuo risarcimento del danno in favore delle parti civili. Liotta è difeso dall’avvocato Giuseppe Brancato. Per quanto riguarda la posizione dell’ingegnere Giarratano, essendo intervenuta nelle more una transazione, le parti civili non hanno concluso nei suoi confronti e la Corte ha dichiarato cessata la materia del contendere.

In precedenza, nel parallelo giudizio abbreviato, sono stati condannati i tecnici dell’impresa Albesco; per cui la compagnia di assicurazioni aveva corrisposto una parte del risarcimento alle parti civili. La Bella è rimasto bloccato nello scavo, privo delle armature laterali.

“Nonostante la sentenza della Corte Distrettuale abbia confermato l’assenza di colpa specifica in capo all’ingegnere Liotta per la violazione della normativa in materia di sicurezza sul lavoro – commenta l’avvocato Brancato –  l’odierno  proscioglimento, con relativa conferma delle statuizioni civili della sentenza di I grado, non sembra rispecchiare il complesso iter dibattimentale celebrato in grado di appello,  in cui si è – tra l’ altro – proceduto ad espletare una perizia che sembrava aver fugato ogni dubbio in ordine all’assoluta assenza di responsabilità gravanti sul Liotta quale direttore dei lavori per conto del committente Comune di Sciacca. Rimaniamo quindi in attesa di leggere le motivazioni della sentenza ma, alla luce delle evidenze emerse nel corso dell’ultradecennale processo – aggiunge il penalista – il ricorso per Cassazione appare un atto dovuto, anche per ottenere l’annullamento delle statuizioni civili”.

Nella foto, gli avvocati Giovanni Vaccaro e Giuseppe Brancato

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