Riformata in appello la sentenza di primo grado e assolto dall’accusa di favoreggiamento per non aver commesso il fatto Massimiliano Mandracchia, di 50 anni, di Sciacca. Era rimasto per una settimana in carcere e dopo l’interrogatorio di garanzia due anni ai domiciliari.
In primo grado era stato condannato a 3 anni e 6 mesi di reclusione, accusato di avere favorito i contatti telefonici tra Accursio Dimino, di 65 anni, di Sciacca, e un saccense che vive in America. Dimino, giudicato in rito abbreviato, è stato condannato per mafia a 17 anni di reclusione.
La difesa di Mandracchia con gli avvocati Calogero Lanzarone e Antonello Palagonia (nella foto) ha sempre sostenuto che il loro assistito non fosse a conoscenza del contenuto delle comunicazioni e che si era prestato a mettere a disposizione il proprio cellulare perché quello di Dimino era di vecchia generazione e non consentiva le chiamate whattsapp. Ed ancora, che sapeva soltanto che Dimino era alla ricerca di un lavoro in America.
Mandracchia era accusato anche di avere stampato un messaggio, in inglese, proveniente dall’America, consegnandolo a Dimino. Il tutto ripreso da una telecamera piazzata durante le indagini che inquadrava anche l’area del negozio di frutta di Mandracchia. La difesa ha sempre sostenuto che nessun biglietto è mai passato dalle mani di Mandracchia.
La sentenza che ha riformato il giudizio di primo grado è stata emessa dalla prima sezione penale della Corte di Appello di Palermo.