«…Ci siamo visti per Pasqua .. loro sono venuti qua…loro erano quasi fuori da questa gara (d’appalto, ndr)… e io mi sono messo a disposizione…».
E’ una delle intercettazioni che vede Santo Sabella, primo cittadino di San Biagio Platani, mettersi a disposizione di Cosa nostra.
Tra le priorità di Cosa Nostra che l’indagine di oggi ha portato alla luce con l’operazione antimafia “Montagna”, 53 arresti tutti a uomini reggenti delle famiglie mafiose dell’agrigentino, blitz della Dda di Palermo, vi era quella di piazzare i propri uomini nelle amministrazioni locali in modo da avere un canale privilegiato successivamente nell’assegnazione degli appalti pubblici. Così a San Biagio Platani, Santo Sabella, arrestato con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa, era la pedina che i boss avevano voluto candidato alle elezioni.
E’ stato eletto sindaco a fine maggio del 2014 con la lista civica appoggiata dal centro destra “San Biagio nel cuore”. Per lui, è la seconda volta alla guida del comune dopo un primo mandato a metà degli anni 2000.
Le indagini, hanno accertato l’infiltrazione mafiosa anche in un altro comune della provincia, Cammarata, dove una consigliera comunale d’opposizione che sempre secondo gli inquirenti, sarebbe stata eletta con i voti delle famiglie. Si tratta di Giovanna Bonaccolta, che non è destinataria di alcuna misura cautelare, moglie di Pietro Stefano Reina, il pediatra del paese arrestato questa mattina con l’accusa di voto di scambio e concorso esterno in associazione mafiosa. E’ lui il vero regista della campagna elettorale della moglie e che per farla eleggere bussa alla porta di Calogerino Giambrone, anche lui tra gli arrestati di oggi ed esponente della famiglia mafiosa di Cammarata.
Ma i rapporti fra il primo cittadino Sabella e i mafiosi locali riguardano anche i controlli delle forze dell’ordine. Infatti, risulta che il sindaco si preoccupasse anche di allertare gli esponenti mafiosi anche del nuovo sistema di telecamere installato in paese.