“Non si capisce perché occorra un atto notarile, mica si cede la proprietà, è più che sufficiente un semplice atto di concessione”. È questa una delle perplessità manifestate all’indomani dell’annuncio di Alessandro Baccei dell’imminente cessione dei beni delle Terme al Comune di Sciacca da Alfredo Ambrosetti, storico direttore delle Terme di Sciacca, colui che undici anni fa, al culmine dell’autentico corto circuito scaturito dalla discussa istituzione della Spa, decise di lasciare l’incarico, facendo le valigie e trasferendosi a Palermo. “Noto peraltro – aggiunge – che l’elenco contenuto nella nota di Baccei è incompleto, mancano troppi beni”. Ma in ogni caso, Ambrosetti guarda al futuro. E sembra ottimista, dicendosi convinto che il comune possa diventare artefice del rilancio, svolgendo però un ruolo “terzo”, dando cioè il patrimonio in gestione a chi è in grado di gestirlo. Una riflessione, quella di Ambrosetti, che ha tutta l’aria di volere essere una specie di “avvertimento” alla politica a fare, finalmente, un passo di lato, puntando sul valore della risorsa, e non sul tornaconto clientelare. “Il comune – ragiona Ambrosetti – deve limitarsi ad affidare le Terme in gestione a possiede il know-how necessario, esercitando solo un ruolo di orientamento di questa gestione secondo una politica turistica che, però, bisogna sviluppare”. E, comunque, a giudizio di Ambrosetti, per chiudere il cerchio adesso occorre scrivere un bando più decente di quello fatto dalla Regione. Cosa tutt’altro che difficile. “È sufficiente un gruppo di lavoro di esperti, non più di 3 o 4 persone”. Ambrosetti sarebbe eventualmente disponibile a far parte di questo gruppo di lavoro? L’interessato si schermisce: “Non è elegante parlare di se stessi. In ogni caso ci sono tante belle personalità a Sciacca, tutte preparate”. Non condivide, Ambrosetti, l’ipotesi che per scrivere il bando si debba chiedere aiuto alla Regione: “Sarebbe come se la pecora si raccomandasse al lupo”, conclude caustico l’ex direttore amministrativo delle Terme.