Pare che Francesca Valenti da giorni esamini e riesamini punto per punto la convenzione stipulata in Sala Blasco lo scorso 25 novembre da lei e dall’allora dirigente regionale dell’assessorato all’Economia Gaetano Chiaro sotto gli occhi di Alessandro Baccei. Il sindaco di Sciacca considera inaccettabile la soluzione di continuità amministrativa che il successore di Baccei, Gaetano Armao, avrebbe deciso di imporre al percorso riguardante il trasferimento (in concessione) di parte del patrimonio delle Terme di Sciacca dalla Regione al Comune. Dopo un primo veloce incontro nei corridoi di Palazzo dei Normanni, durante l’ultima seduta dell’Assemblea Regionale Siciliana, domani il primo cittadino tornerà a Palermo per parlare ancora con Armao. Intende insistere, Francesca Valenti, affinché la Regione confermi il percorso iniziato dal precedente governo, anche se stiamo parlando di quello stesso governo che le Terme le chiuse. Ma il timore del capo dell’amministrazione è chiaro: l’eventuale riazzeramento del percorso iniziato nei mesi scorsi rischia di allungare ulteriormente i tempi del ritorno al funzionamento delle Terme, chiuse ai primi di marzo dell’ormai preistorico 2015. “La nostra posizione è chiara, indietro non si torna”, ha detto l’avvocato Valenti nei giorni scorsi. “Sulla base dell’esito della riunione decideremo le eventuali azioni da intraprendere a tutela degli interessi della città e del futuro delle Terme di Sciacca”. Ecco perché il sindaco continua a scartabellare il documento sottoscritto lo scorso 25 novembre. È di tutta evidenza, infatti, che stia cercando eventuali elementi giuridici che possano impedire alla Regione siciliana di ripensarci. Ma l’annuncio sembra preludere ad un’azione legale nei confronti della Regione. Insomma: all’orizzonte si profila un autentico braccio di ferro. Ma sarebbe un braccio di ferro più politico che tecnico. Sullo sfondo c’è ancora una volta il cambio di rotta della Regione, successivo a quello del Comune di Sciacca. E le parti si sono invertite. Dal centrodestra al centrosinistra a Sciacca, viceversa a Palermo. E le Terme? Quale sarà il loro destino? Perché è di tutta evidenza che mentre a Palermo ci si attarda sui dubbi di legittimità e ai cavilli burocratici, il deperimento del patrimonio rischia di essere irrecuperabile. A meno che, e non certo da oggi, non sia proprio questo l’obiettivo finale.